Una delle categorie che paiono godere di una protezione abbastanza importante da parte dello Stato, anche se non sembrerebbe, è quella delle lavoratrici. Le donne, infatti, possono godere di alcune agevolazioni dal punto di vista previdenziale sulle loro pensioni. Effettivamente, le donne sono tra le categorie che hanno più difficoltà ad andare in pensione, soprattutto quelle anticipate.

Questo perché spesso sono costrette al sacrificio della loro carriera sull’altare della cura della casa, della famiglia e dei figli. Di conseguenza, i legislatori stanno iniziando ad avere un occhio di riguardo per le lavoratrici, a tal punto che anche sulla ipotetica futura riforma delle pensioni ci sono proposte che mirano a ridurre i requisiti di accesso alle pensioni per le lavoratrici con figli.

Tornando all’attualità, ovvero a ciò che offre oggi la normativa in vigore, possiamo sottolineare che non mancano certo le agevolazioni. Ora vedremo quali sono, rispondendo così a tutte le nostre lettrici che costantemente e quotidianamente ci chiedono come possono andare in pensione e come possono sfruttare le agevolazioni loro riservate.

Pensioni e figli avuti, agevolazioni su calcolo della prestazione e sul diritto alla pensione

I figli avuti sono importanti per le lavoratrici e la loro futura pensione perché esistono delle agevolazioni specifiche per alcune misure di pensionamento anticipato destinate proprio a loro.

Ad esempio, le lavoratrici che rientrano completamente nel sistema contributivo perché hanno effettuato il primo versamento dopo il 31 dicembre 1995, possono sfruttare due vantaggi a loro scelta. Uno è il vantaggio sul calcolo della prestazione, che può essere maggiore per via dei coefficienti di trasformazione applicati.

L’altro riguarda l’età di uscita dal mondo del lavoro, che può essere ridotta proprio in virtù dei figli avuti. Queste agevolazioni riguardano esclusivamente le lavoratrici nel sistema contributivo. Per queste lavoratrici, una vecchia normativa legata alla riforma delle pensioni di Lamberto Dini ha introdotto uno sconto di quattro mesi per ogni figlio avuto sull’età pensionabile.

Ciò significa che una donna può godere di quattro mesi di sconto per ogni figlio avuto rispetto, per esempio, ai 67 anni di età della pensione di vecchiaia ordinaria, fino a un massimo di 12 mesi di abbuono.

Pensioni più alte, i coefficienti aiutano le donne con figli avuti

Le lavoratrici che sfruttano la possibilità di godere di quattro mesi di sconto per figlio possono quindi andare in pensione anche a 66 anni. In alternativa a questo sconto, una lavoratrice che ha effettuato il primo versamento dopo l’ingresso in vigore della Legge Dini, può andare in pensione con un coefficiente di trasformazione migliore rispetto a quello normalmente utilizzato.

Il coefficiente di trasformazione, basato sull’età di uscita, è influenzato dalla presenza di figli. Le lavoratrici che hanno avuto uno o due figli possono godere di un vantaggio di un anno sul coefficiente di trasformazione rispetto a quello standard.

Di conseguenza, chi esce a 67 anni di età può beneficiare del coefficiente di trasformazione della pensione che normalmente si applicherebbe a 68 anni. Con tre o più figli, il vantaggio sale di due anni, permettendo l’uso del coefficiente di trasformazione previsto per i 69 anni già a 67 anni.

Opzione Donna è una misura che può far uscire prima le lavoratrici

Il sistema contributivo, sebbene penalizzante, offre vantaggi significativi per le lavoratrici che hanno versato il primo contributo dopo il 1995, tra cui l’Opzione Donna. Questa misura permette alle lavoratrici di anticipare notevolmente il pensionamento, scegliendo di calcolare la pensione con questo metodo, generalmente meno vantaggioso. Con l’Opzione Donna, possono andare in pensione le lavoratrici che rientrano in una delle seguenti categorie:

  • licenziate;
  • assunte in aziende in crisi con tavoli avviati;
  • caregivers che da sei mesi assistono parenti stretti disabili;
  • invalide civili con una percentuale non inferiore al 74%.

Le prime due categorie possono lasciare il lavoro a 59 anni di età con 35 anni di contributi versati, purché completati entrambi entro la fine del 2023.

Stessi requisiti anche per caregiver e invalide, ma solo se hanno avuto due o più figli, poiché con un solo figlio l’età di uscita sale a 60 anni. Senza figli, l’età aumenta a 61 anni.

Le pensioni anticipate contributive e le soglie

Discutendo dei vantaggi per le donne in materia di pensione, è essenziale citare la pensione anticipata contributiva, una misura destinata a chi ha effettuato il primo accredito dopo il 31 dicembre 1995, applicabile sia agli uomini che alle donne. Tuttavia, per queste ultime, il requisito dell’importo soglia della prestazione è più favorevole.

Per accedere alla pensione anticipata contributiva è necessario avere almeno 64 anni e almeno 20 anni di contributi. Con una pensione al primo rateo non inferiore a tre volte l’assegno sociale vigente, pari a 534,41 euro al mese. Questo requisito si applica a tutti gli uomini e alle donne senza figli.

Tuttavia, per le donne con figli, il limite dell’importo soglia della pensione è ridotto. Con un figlio, la pensione è concessa anche se l’importo è pari a 2,8 volte l’assegno sociale. Con più figli, una lavoratrice può andare in pensione anche con un trattamento pari a 2,6 volte l’assegno sociale.

Infine, per le donne con una invalidità pensionabile di almeno l’80%, il vantaggio è l’uscita a 56 anni con solo 20 anni di contributi. Questa misura, chiamata pensione di vecchiaia con invalidità pensionabile, offre un vantaggio anagrafico significativo per le donne. Mentre per gli uomini la soglia minima di età è fissata a 61 anni.