Donare il sangue è un atto di una importanza sociale non indifferente. Per questo la legge tutela i donatori sia per quanto riguarda il lavoro che per quanto riguarda la pensione. Infatti durante le canoniche giornate dedicate alla donazione, il donatore ha diritto ad assentarsi dal posto di lavoro senza rimetterci nulla dal punto di vista dello stipendio. E ha diritto anche alla copertura figurativa. Ma come si fa a recuperare tutti i diritti che spettano sia retributivi che previdenziali?

Una domanda comune a tanti contribuenti e lavoratori.

Ecco una approfondita guida agli adempimenti da espletare. Una guida che serve anche ad un nostro lettore prossimo alla sua pensione che ci chiede come recuperare ai fini contributivi queste giornate.

“Buonasera, sono un lavoratore che nel 2024 dovrebbe andare in pensione raggiungendo i 42,10 anni di contributi. Ho controllato il mio estratto conto e mi trovo, oltre ai periodi di lavoro con diverse aziende, anche i periodi di disoccupazione indennizzata, di cassa integrazione guadagni e il servizio militare che ho riscattato anni fa. Ma mi domandavo che fine hanno fatto i periodi della donazione del sangue e del plasma. Sono un donatore assiduo dal 1990 e credo che oltre alla retribuzione durante i giorni di assenza per donazione di sangue, mi spettano anche i contributi figurativi. Giusto?”

Donazione del sangue, assenze dal lavoro retribuite e contributi per la pensione, ecco come fare

La contribuzione figurativa è quella tipica contribuzione che l’INPS “regala” al pensionato durante alcuni periodi di mancata copertura assicurativa da lavoro. Per esempio, la Naspi, ovvero l’indennità per disoccupati INPS, dà diritto alla copertura contributiva. La malattia, la cassa integrazione, la maternità per le donne, il servizio militare e così via dicendo, sono tipici esempi di periodi assoggettati a contribuzione figurativa.

Evidente quindi che in alcuni periodi in cui il lavoratore non può svolgere la normale attività lavorativa, ci pensa l’INPS con contributi che possiamo benissimo definire fittizi.

Perché non li versa il datore di lavoro e nemmeno il lavoratore, ma sono accreditati direttamente dall’Istituto Previdenziale. E sono contributi perfettamente validi sia per il diritto che per la misura del trattamento, per lo meno nella stragrande maggioranza dei casi.

Ecco quando serve la domanda per l’accredito di alcuni contributi figurativi

Ci sono contributi figurativi che vengono accreditati nel conto dell’assicurato in maniera automatica dall’INPS. E ci sono contributi che invece vengono accreditati solo dietro domanda. Per esempio i contributi della disoccupazione INPS vengono accreditati automaticamente, senza alcun adempimento a carico dell’assicurato. Per il servizio militare invece tutto cambia, e il contribuente deve riscattarlo.

Occhio al certificato medico da allegare all’istanza

Per ottenere l’accredito figurativo dei periodi di donazione del sangue, come si legge nell’approfondita guida ai contributi figurativi dell’INPS, si devono verificare alcune condizioni. In primo luogo, il prelievo di sangue da parte del diretto interessato deve essere effettuato da un centro e da associazioni che hanno ricevuto l’autorizzazione da parte del Ministero della Salute. Dal momento che l’assenza dal lavoro è giustificata e pure retribuita normalmente, per l’accredito dei contributi figurativi è necessario che il datore di lavoro abbia completato la procedura di rimborso.

Perché di fatto la giornata lavorativa che il datore di lavoro versa al dipendente è rimborsata dall’INPS. A tal punto che sul sito dell’INPS c’è proprio il servizio che i datori di lavoro dovrebbero utilizzare. Il servizio permette di presentare la domanda di rimborso delle retribuzioni corrisposte ai lavoratori per le ore non lavorate nella giornata di donazione del sangue. Infine è necessario che la donazione abbia raggiunto, sempre come si legge sulla guida dell’INPS, almeno i 250 grammi di sangue.

Serve una domanda all’INPS per l’accredito della contribuzione figurativa da donazione di sangue

L’accredito della contribuzione figurativa per le giornate di donazione prevede che l’interessato promuova istanza all’INPS. Serve allegare alla domanda di accredito, il certificato medico del dottore che ha effettuato l’operazione di prelievo. Questo perché tutto deve essere certificato dal medico competente, a partire dai dati anagrafici del donatore. Nel certificato infatti vengono riportati tutti i dati utili alla conferma dell’operazione di donazione, con data e luogo della donazione e quantità di sangue donato.

A corredo della domanda, il lavoratore oltre ad allegare il certificato medico deve produrre una autocertificazione relativa allo stipendio giornaliero che ha percepito dal suo datore di lavoro il giorno della donazione. Bisogna però fare attenzione alle ore di permesso e a come funziona la donazione. Perché non sempre i lavoratori hanno chiaro tutti gli aspetti.

Alcuni chiarimenti sulle assenze per donazione di sangue

L’assenza dal lavoro è retribuita ed in genere vale per l’intera giornata lavorativa in cui si effettua la donazione. Sono esattamente 24 ore che possono essere definite di riposo. Ma è la decorrenza del riposo che deve essere meglio chiarita. Per giornate di lavoro intere, per esempio dalle 07:00 alle 15:00 nessun problema. Se l’assenza parte proprio da inizio giornata, retribuzione e copertura contributiva sono intere nella giornata di donazione.

Se invece l’assenza parte dopo l’avvio della giornata, per esempio alle ore 10:00, il riposo termina alle ore 10:00 del giorno seguente. E l’INPS copre solo le ore di lavoro non svolte. Quindi, 5 ore nel primo giorno e 3 ore per il giorno dopo, terminando il riposo di 24 ore l’indomani della donazione. Se invece la donazione cade di domenica, sempre alle 10 del mattino, se la domenica non è lavorativa, le uniche ore di assenza coperte a 360 gradi sono quelle del lunedì, dalle ore 07:00 alle ore 10:00.