I controlli del Fisco sui disoccupati mirano a verificare se le spese sostenute da chi è senza lavoro possono essere giustificate dai risparmi accumulati quando il contribuente lavorava o se si ravvisa evasione fiscale.
E’ vero tanti sono disoccupati ma possono permettersi qualche sfizio grazie al prestito di genitori o conoscenti. Ma sono loro, in questi casi, a doverlo dimostrare al Fisco. Il principio base, infatti, è che “puoi spendere quello che guadagni”. Se il tenore di vita di una persona è palesemente superiore a quello del reddito dichiarato, sarà suo onere dimostrare da dove provengono i soldi.

Di norma i controlli scattano quando il gap tra reddito e spese è almeno del 20%.

Disoccupati, quali acquisti possono insospettire il Fisco?

Se una persona ha lavorato diversi anni ed ha perso il lavoro da poco, non gli sarà difficile dimostrare di avere dei risparmi da parte. Ci sono però dei beni che, per loro natura, possono insospettire il Fisco ed essere oggetto di controlli. Pensiamo a tutti i beni che necessitano di manutenzione. L’esempio tipico è l’auto di lusso. Ok magari con il Tfr etc si può comprare una Bmw ma se non si ha uno stipendio come si può pensare di pagare benzina, assicurazione, bollo auto etc per gli anni a venire? In quest’ottica si comprende perché il Fisco non controlla gli acquisti fatti nell’anno in cui scatta la disoccupazione ma in quelli che seguono. In altre parole solo se la disoccupazione dura per più anni.

Bisogna in ogni caso distinguere caso e caso: non necessariamente chi, senza lavoro, fa un acquisto importante l’anno successivo a quello in cui è iniziata la disoccupazione viene sottoposto a redditometro. Dovrà però dimostrare che i depositi sul conto corrente sono diminuiti (in altre parole di aver usato i risparmi). Più il tempo passa, quindi maggiore è la durata della disoccupazione a fronte di un tenore di vita medio-alto, e più si rischiano i controlli del Fisco.

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