“Rimandare sistematicamente è un modo per evitare di fare. Chi non fa è, assai spesso, uno che critica, ossia sta a guardare quelli che fanno e si gonfia del proprio illuminato parere sul loro operato“, affermava Wayne Dyer. Effettivamente a criticare sono in genere proprio coloro che non fanno nulla. D’altronde il dolce far niente permette di avere del tempo a disposizione per criticare coloro che invece si rimboccano le maniche, pronti ad affrontare ogni tipo di lavoro con il massimo impegno.

Spesso, però, il non fare niente torna indietro come un boomerang. Questo avviene soprattutto se si tratta di adempimenti nei confronti del Fisco che non vengono eseguiti. Lo sanno bene coloro che non presentano la dichiarazione dei redditi e rischiano di dover fare i conti con pesanti sanzioni. Ecco di quali si tratta.

Dichiarazione dei redditi, cosa rischia chi non la presenta

Anche nel corso del 2023 bisognerà presentare la dichiarazione dei redditi. Le date da segnare sul calendario sono 30 settembre 2023 per inviare il modello 730. Dato che il 30 settembre quest’anno cade di sabato, in realtà la scadenza da rispettare è fissata al 2 ottobre 2023. Il 30 novembre 2023, invece, è il termine ultimo entro cui poter presentare il modello Redditi Persone Fisiche. Quest’ultimo, in genere, utilizzato dai lavoratori autonomi e professionisti con partita Iva.

Ma cosa succede a chi non presenta la dichiarazione dei redditi entro i termini prestabiliti? Ebbene, nel caso in cui non si adempia al proprio dovere in tempo, è possibile cercare di rimediare presentando la dichiarazione entro 90 giorni. Quest’ultimi devono essere calcolati a partire dal 30 settembre o dal 30 novembre a seconda che si debba inviare il modello 730 oppure Redditi PF. Se non si provvede a regolarizzare la propria posizione nemmeno entro tre mesi dalla data di scadenza, si rischia di incorrere in sanzioni particolarmente pesanti.

Entrando nei dettagli la sanzione amministrativa va da minimo 120% fino ad arrivare a massimo 240% del valore delle imposte dovute.

Il tutto fermo restando un importo minimo pari a 250 euro. Nel caso in cui non sia dovuto il pagamento di alcuna imposta, si rischia una sanzione che va da 250 euro fino ad arrivare a mille euro. L’importo della sanzione può essere raddoppiato se i soggetti interessati sono obbligati a tenere le scritture contabili. Se l’importo dell’imposta evasa, in seguito all’inadempimento, supera quota 50 mila euro si rischia il penale. In particolare si rischia la reclusione da un minimo di un anno e sei mesi fino ad arrivare a massimo quattro anni.