L‘Ape sociale è stata confermata anche nel 2024 da parte del governo. La misura ormai è in vigore dal 2017 e anche se non è una misura strutturale viene confermata ininterrottamente anno dopo anno. Per il 2024 però qualcosa cambia, perché l’età di uscita sale da 63 anni a 63 anni e 5 mesi.

A parte tutto ciò, l’intelaiatura della misura resta praticamente la medesima. Parliamo di un assegno di accompagnamento alla vera e propria pensione a 67 anni di età. La misura infatti è temporanea e cessa nel momento in cui il beneficiario raggiunge i 67 anni utili alla pensione di vecchiaia.

Ma cosa cambia passando dalla precedente misura a quella successiva?

“Buongiorno, sono Matteo e sono un pensionato con l’Ape sociale dal 2020. Nel 2024 compirò 67 anni di età e devo passare a percepire la pensione di vecchiaia. Mi hanno già avvisato che a marzo, quando farò 67 anni di età dovrò presentare la domanda di pensione di vecchiaia perché l’INPS mi bloccherà l’Ape sociale. Mi sapete dire cosa cambia tra le due misure e come devo fare per non perdere niente dal punto di vista della pensione?”

Dall’Ape sociale alla pensione di vecchiaia, ecco cosa cambia per i pensionati dopo quattro anni

Se la paura del nostro lettore è quella di perdere una parte della sua pensione passando dall’Ape sociale alla pensione di vecchiaia è completamente fuori pista. Infatti il passaggio dalla vecchia alla nuova misura porterà esclusivamente benefici allo stesso pensionato.

Come dicevamo in premessa l’Ape sociale non è altro che un assegno temporaneo di accompagnamento alla pensione di vecchiaia per i lavoratori. Naturalmente una volta che hanno raggiunto i 63 anni di età e i 30 o 36 anni di contributi versati.

A prescindere dalla categoria di appartenenza che ha consentito al nostro lettore di poter andare a riposo con l’Ape sociale, la misura è ricca di penalizzazioni.

Ma tutte a termine, cioè tutte che scompaiono insieme alla misura una volta giunti ai 67 anni di età.

Proprio perché si tratta di un reddito ponte e di accompagnamento alla pensione, l’Anticipo pensionistico sociale da cui l’acronimo di Ape ha delle limitazioni evidenti. Ma sono limitazioni che a 67 anni di età e con la pensione di vecchiaia scompaiono definitivamente.

Cosa perdono i pensionati durante la fruizione dell’Ape sociale

Chi va in pensione con l’Ape sociale (chi ci è già andato lo sa bene), ottiene un assegno di accompagnamento alla pensione penalizzato da diversi punti di vista. In primo luogo la misura è basata su 12 mensilità e non sul 13. In altri termini per la misura non c’è la tredicesima mensilità. E già questo è un netto vantaggio per chi, terminato il periodo di fruizione dell’Ape sociale, passerà alla pensione di vecchiaia ordinaria.

Infatti, passando alla misura classica una volta raggiunti i 67 anni di età ,si inizierà a percepire la tredicesima. Il nostro lettore per esempio passando alla pensione di vecchiaia a marzo 2024,  godrà a dicembre di 10/12 di tredicesima per il 2024 (cioè quanti sono i mesi di fruizione della pensione di vecchiaia nel 2024).

Massimo 1.500 euro al mese

L’Ape sociale è una misura che nasce con un importo massimo prestabilito che non si può superare. Infatti la pensione massima erogabile con l’Ape sociale non può eccedere i 1.500 euro al mese. Il pensionato che ha diritto ad una pensione più alta ci rimette ogni mese la parte eccedente i 1.500 euro.

Un taglio di assegno vero e proprio che però dura esattamente quanto dura l’anticipo sfruttato. In altri termini chi è uscito con l’Ape sociale a 63 anni di età, fino ai 67 anni subirà un taglio di pensione in misura pari alla differenza tra i 1.500 euro di importo massimo fruibile e la parte eccedente, teoricamente spettante al pensionato in base alla sua contribuzione.

A 67 anni di età quindi il nostro lettore se aveva diritto ad una pensione più alta di 1.500 euro al mese, inizierà a percepire per la prima volta quello che effettivamente gli spetta.

Tutte le altre penalizzazioni per la pensione con l’Anticipo pensionistico sociale

L’Ape sociale è una misura priva di maggiorazioni sociali, di integrazione al trattamento minimo e di assegni per il nucleo familiare. Si tratta di tutta una serie di somme aggiuntive sulla prestazione previdenziale che con la misura di Anticipo pensionistico non vengono concesse. Nemmeno a chi prende una prestazione inferiore a determinate soglie. Niente somme aggiuntive dall’INPS quindi, per chi con l’Ape sociale prende un rateo più basso rispetto al trattamento minimo.

Anche questa limitazione cessa con i 67 anni di età e con il passaggio dall’Ape sociale alla pensione di vecchiaia ordinaria. La misura non si indicizza nemmeno al tasso di inflazione. Per esempio, un pensionato che ha diritto a un assegno lordo di 1.400 euro al mese alla data di uscita con l’Ape, percepirà questa cifra per tutta la durata dell’anticipo, senza adeguamenti al tasso di inflazione.

Misura non reversibile

Infine, un’altra limitazione che l’Ape sociale ha al suo interno è quella relativa alla reversibilità della misura, propria delle pensioni regolari. In pratica il pensionato che esce con l’Ape sociale, se muore prematuramente e durante gli anni di fruizione della misura, non dà diritto al coniuge o ad altri superstiti, di godere della reversibilità come invece potrebbero godere nel momento in cui dall’Ape sociale si passa a percepire la pensione di vecchiaia ordinaria.

In definitiva, numerose le controindicazioni dell’Ape sociale. Ma non ci sono penalizzazioni che il diretto interessato si porta dietro una volta giunto a 67 anni di età e dentro il perimetro della quiescenza di vecchiaia ordinaria.