Il decreto legislativo n. 216/2023 è quello di attuazione del primo modulo di riforma delle imposte sul reddito delle persone fisiche e altre misure in tema di imposte sui redditi.

Si parla di riforma fiscale e quando si parla di “riforma” si pensa ad un qualcosa che cambia, il sistema precedente, se non per sempre, almeno per un bel po’ di anni. Eppure se si guarda il comma 1 art. 1 del menzionato decreto si capisce subito che non è così.

Ci riferiamo alla riduzione degli scaglioni IRPEF da quattro a tre.

Una riduzione che è già iniziata negli anni trascorsi e che, per adesso, continua solo il suo trend al “ribasso”.

Fino all’anno d’imposta 2021

L’IRPEF (imposta su reddito persone fisiche), come noto, va in base alla capacità contributiva dei contribuenti. Si calcola a scaglioni di reddito e per ogni scaglione è prevista una specifica aliquota di tassazione.

Quelli in vigore fino all’anno d’imposta 2021 erano cinque ed erano così composti (con le rispettive aliquote):

  • 23% – fino a 15.000 euro;
  • 27% – oltre i 15.000 euro e fino a 28.000 euro;
  • 38% – oltre i 28.000 euro e fino a 55.000 euro;
  • 41% – oltre 55.000 euro e fino a 75.000 euro;
  • 43% – oltre 75.000 euro.

Ciò significava che, ad esempio, un reddito complessivo IRPEF pari a 24.000 euro subiva un’imposizione fiscale in questo modo:

  • 15.000 euro x 23% = 3.450 euro;
  • (24.000 – 15.001) x 27% = 2.429,73.

Dunque, per un IRPEF lorda complessiva pari a 5.879,73 euro (ossia la somma delle due predette operazioni).

Riforma fiscale, gli scaglioni IRPEF passano a tre (non per sempre)

Il legislatore, con riferimento al periodo d’imposta 2022 (Dichiarazione redditi 2023) ha deciso un primo intervento riducendo scaglioni e aliquote. In dettaglio, con la legge di bilancio 2022 si è passati a:

  • 23% – fino a 15.000 euro;
  • 25% – oltre 15.000 euro e fino a 28.000 euro;
  • 35% – oltre 28.000 euro e fino a 50.000 euro;
  • 43% – oltre 50.000 euro.

Tali scaglioni IRPEF sono stati mantenuti anche per il periodo d’imposta 2023 (Dichiarazione redditi 2024). Ora si interviene ancora accorpando i primi due sotto l’aliquota del 23%.

A prevederlo è l’art. 1 del D. Lgs. n. 216/2023 che definisce i seguenti nuovi blocchi:

  • 23% – fino a 28.000 euro;
  • 35% oltre 28.000 euro e fino a 50.000 euro;
  • 43%, oltre 50.000 euro.

Attenzione però. Lo stesso art. 1 (comma 1) dice che la novità si applica solo “per l’anno 2024” e NON “dall’anno 2024”. Pertanto, per il solo periodo d’imposta appena arrivato (Dichiarazione redditi 2025). Quindi, una riduzione che, almeno per adesso, non è strutturale.

In sostanza, il legislatore si è dato tempo per pensare e capire se il taglio possa avere margini (e risorse) per essere applicato anche negli anni d’imposta a seguire. Anzi, al comma 3 dell’art. 1 è anche detto che “gli acconti per l’anno d’imposta 2024 dovranno determinarsi considerando quale imposta del periodo precedente, quella che si sarebbe determinata non applicando le disposizioni dei commi 1 e 2“.

Volendo fare un confronto in termini di risparmio con riferimento allo stesso reddito di 24.000 euro di cui all’esempio sopra, con i nuovi scaglioni IRPEF si andrebbe a pagare un IRPEF lorda pari al 23% di 24.000 euro, ossia 5.520 euro. Il che starebbe a significare un risparmio di 359,73 euro e meno tasse in busta paga.

Riassumendo…

  • il D. Lgs. n. 216/2023 sulla riforma fiscale, riduce da 4 a 3 gli scaglioni IRPEF
  • questi i nuovi scaglioni IRPEF e le rispettive aliquote di tassazione:
    • 23% – fino a 28.000 euro
    • 35% oltre 28.000 euro e fino a 50.000 euro
    • 43%, oltre 50.000 euro
  • la riduzione, almeno per adesso, è limitata al solo anno d’imposta 2024 (Dichiarazione redditi 2025).