Le eredità sono una materia strana. Ci sono diverse spigolature che spesso sfociano in contenziosi legali anche se per esempio, un padre muore e lascia come eredi solo due fratelli. Non sempre all’interno della famiglia si va d’accordo e le frizioni in una famiglia aumentano a dismisura nei casi di divisioni ereditarie. Oggi analizziamo un caso assai frequente di un genitore che, vedovo, lascia tutto ai suoi figli, compreso del danaro presente su un conto corrente o su un libretto di risparmio.

In questo caso, cosa succede se il figlio convivente con il defunto si appropria di tutti i soldi presenti sui conti prima della successione? Non è raro infatti che in una famiglia ci sia un fratello che è più vicino geograficamente e fisicamente al genitore mentre l’altro, magari per questioni di lavoro, è lontano.

Eredità, tra testamento, successione e conti correnti intestati solo al defunto

In genere, al decesso di una persona, i suoi averi vengono divisi tra gli eredi, o come da volontà del defunto (tramite testamento), o come legge (la successione ereditaria). In ogni caso, quindi, un erede non può fare tutto da solo, cioè non può andare a prendersi qualcosa di un lascito, che non è detto che spetti tutto a lui. Ma ci sono regole e azioni che gli eredi possono effettuare a loro tutela sia in un caso che nell’altro.

“Salve, mi chiamo Paolo e ho un problema di carattere legale che dovete risolvermi, se potete. A luglio è venuto a mancare mio padre, a 90 anni. Lui, già vedovo, oltre alla casa di abitazione, ha lasciato due conti correnti, uno con 10.000 euro depositati e l’altro con 2.000 euro. Io abito in Veneto e mio padre in Calabria. Mia sorella che vive al piano superiore della casa di mio padre, ha consumato tutti i soldi presenti sui conti (ne saranno rimasti circa 1.000 di euro a fronte di una dotazione di 12.000).

Me ne sono accorto guardando alcuni estratti conto e calcolando cosa c’era alla data del decesso di mio padre. Io non voglio litigare con mia sorella, ma almeno mi deve dire a cosa sono serviti. Perché secondo me qualcosa spetta anche a me. Come devo fare secondo voi?.

Soldi sul conto corrente di un defunto, come recuperare ciò che un erede ha tolto dopo il decesso

Come dicevamo, una eredità si divide o per testamento o per successione legittima. In ogni caso, però, la legge è chiara e un erede legittimo non può essere escluso del tutto da una eredità. Qualcosa deve essere preservata per lui, anche se c’è un testamento. Quando ci sono dei soldi in banca, per esempio, molto dipende dall’intestazione del conto corrente o del libretto di risparmio. Per esempio, se il conto corrente del padre defunto è cointestato con uno dei fratelli o delle sorelle, la metà del conto può essere utilizzata dal co-intestatario. In genere la banca o le Poste bloccano immediatamente il conto corrente. Alla notizia del decesso del cliente, l’Istituto congela i fondi presenti. E nel caso di conto corrente intestato solo al defunto gli eredi devono prima presentare la dichiarazione di successione per dividere i soldi presenti su quel conto.

Cos’è l’azione di riduzione e come si fa a sfruttarla per recuperare la giusta quota di lascito spettante

Non è certo raro che un erede, magari un figlio, e soprattutto quello più vicino al defunto durante la vita di quest’ultimo, possa, avendo carte bancomat, libretti di assegno o accesso alle Home Banking del defunto, spostare soldi dal conto corrente anche se l’intestatario è deceduto. Può essere che questo figlio avesse il potere di firma e di disporre del conto corrente del padre, anche non essendo co-intestatario.

  Ma il fatto che un erede possa spostare dei soldi, prelevandoli dal bancomat per esempio, anche senza potere di firma non è una cosa rara. Un figlio che più di un altro ha accudito il genitore, anche solo per questioni di vicinanza, può portare a situazioni del genere. Oltretutto dopo un decesso, con le spese funerarie, non è difficile immaginare che un figlio usi dei soldi prelevati dal conto corrente del defunto prima che la banca lo blocchi.

C’è anche l’appropriazione indebita nei lasciti ereditari

Che nasca da una situazione di necessità o da una semplice furberia da parte di uno degli eredi, poco cambia. La legge è chiara e ciò che il defunto lascia a chi gli sopravvive come erede, deve essere diviso in modo consono. Come prescrive la legge. A tal punto che c’è lo strumento della “riduzione” che un erede può usare contro un altro erede. In genere, la riduzione nel diritto delle successioni per definizione è quella azione che può servire agli eredi legittimi per ritornare in possesso di quella quota di eredità che spetta loro di diritto. E che è stata lesa sia per testamento che per donazioni o per qualsiasi altro motivo.

In pratica, anche nel caso in cui un erede tolga dei soldi dalla disponibilità del lascito, l’azione di riduzione può essere adottata. Il termine di prescrizione di questa azione è di 10 anni. E si parte dalla data del decesso, ovvero da quella che nel diritto successorio si chiama data di apertura. Ovvero, se si lasciano passare 10 anni da quando è deceduto un parente, non si possono recuperare più le quote di legittima.

I conteggi sulle quote ereditarie devono essere fatti per bene

Nel caso specifico del lettore quindi, se gli eredi sono solo lui e la sorella, in presenza di conto corrente intestato unicamente al padre defunto, tutto ciò che c’era alla data di morte andrebbe ripartito in due quote uguali.

Va detto che se una parte dei soldi sono stati utilizzati dalla sorella per le spese funebri, anche queste andrebbero divise tra gli eredi. E quindi andrebbero tolte dal totale del lascito. Resta il fatto che anche tra fratelli esiste il reato di appropriazione indebita. E se un erede autonomamente si appropria di una quota di eredità maggiore di quella lui spettante, può essere accusato perfino di questo reato.