“Sono stato in banca per dare un’occhiata ai miei risparmi. Ho scoperto di avere tutto il denaro che mi serve. Se muoio domani.”, affermava Henny Youngman. Per molti, in effetti, ogni volta che si dà un’occhiata al conto corrente è come avere una fitta al cuore. Questo perché può capitare che vi siano molti meno soldi di quello che si desidera o, ancora peggio, necessita. Le varie entrate, purtroppo, non sempre sono in grado di coprire in modo adeguato le varie uscite come, ad esempio, tasse e bollette.

Proprio per cercare di far fronte a tale situazione in molti decidono di aprire un conto cointestato. In questo modo è possibile ripartire i costi e cercare di alleggerire il fardello delle spese quotidiane. Un modus operandi particolarmente apprezzato, soprattutto dai coniugi, che sempre più spesso decidono di avere un conto in comune. Tale strumento, però, sembra non essere amato dal Fisco che tende a guardare con sospetto questo tipo di soluzione. Non a caso sono diversi i controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate, volti a scoprire possibili furbetti.

Conto cointestato, controlli su quelli fittizi

Sempre più persone decidono di optare per l’apertura di un conto corrente cointestato. Si tratta, d’altronde, di uno strumento che permette di agevolare la gestione del denaro i cui titolari sono due o più persone. Queste possono svolgere tutte le operazioni del conto in autonomia e hanno gli stessi diritti e doveri. Ovvero possono effettuare pagamenti, ma anche prelievi o più semplicemente monitorare i risparmi. Il tutto fermo restando il fatto che le somme ivi depositate devono essere suddivise in parti uguali fra i vari titolari del conto. In presenza di un conto cointestato tra due persone, pertanto, ognuno ha diritto al 50%.

A prescindere da chi siano i titolari del conto, quest’ultimo potrà essere oggetto di verifiche da parte dell’Agenzia delle Entrate.

In molti, bisogna sapere, utilizzano i conti cointestati per evadere e riciclare denaro sporco. Per questo motivo il Fisco si premura di svolgere tutta una serie di accertamenti volti a stabilire i redditi imponibili dei vari correntisti. In questo modo cerca di scovare possibili evasori che aprono conti condivisi fittizi con la falsa convinzione di riuscire a farla franca.

Come evitare ripercussioni in caso di accertamenti del Fisco

Un modus operandi che, purtroppo per i furbetti, non funziona. I conti cointestati, a differenza di quanto si possa pensare, non sono affatto immuni dai controlli. Anzi proprio questi sembrano essere ormai un vero e proprio campanello di allarme per il Fisco che subito si attiva in presenza di movimenti sospetti, i quali potrebbero nascondere operazioni illecite. In tal caso l’Agenzia delle Entrate potrà chiedere delucidazioni in merito al correntista. Spetterà a quest’ultimo dimostrare che i soldi versati siano frutto di redditi già dichiarati e non percepiti in nero o comunque di provenienza dubbia.

Se già dichiarati e sottoposti ad imposta, pertanto, non si rischia nulla. Se invece non si riesce a dimostrare la lecita provenienza del denaro si rischia di incorrere in conseguenze indesiderate, come pesanti sanzioni. Per questo il consiglio è sempre quello di conservare la documentazione che possa attestare la provenienza del denaro, come ad esempio una donazione da parte di un genitore, in modo tale da evitare possibili ripercussioni in caso di controlli del Fisco.