Andare in pensione nel 2023 a 58 anni dovrebbe ancora una volta essere possibile. Lo ha confermato la Legge di Bilancio che entrerà in vigore nel 2023. Naturalmente sono sempre le donne quelle interessate dalla misura che appunto si chiama Opzione donna. La misura è confermata per un altro anno, ma con delle particolarità che la rendono meno fruibile e soprattutto per una platea drasticamente più corta di prima. E sono sottigliezze delle novità introdotte che molte lavoratrici stanno trascurando, credendo nella proroga tout court come per esempio è successo per l’Ape sociale.

Le domande delle nostre lettrici

“Buonasera, sono Giulia, donna, madre e lavoratrice di 62 anni di età. Nel 2022, a febbraio ho completato i 35 anni di contributi utili a Opzione donna, ma secondo la norma, dovevo completarli entro la fine del 2021. Di fatto sono stata tagliata fuori da Opzione donna quest’anno. E credo che sarà lo stesso nel 2023, perché se non ho capito male dovrei avere ulteriori requisiti per entrare. Ma davvero hanno fatto questa scelta di limitare la misura? Era meglio non prorogarla a questo punto.”

“Sono una lavoratrice dipendente di 58 anni con 35 anni di contributi completati adesso. Avendo avuto 3 figli, nel 2023 potrò sfruttare l’Opzione donna per la mia pensione? Lo chiedo perché delle mie amiche mi stanno dicendo che non c’è solo il vincolo dei figli da rispettare per poter andare in pensione.”

La pensione a 58 anni dopo le novità del Governo

La misura conosciuta da tutti come Opzione donna, altrimenti detta regime contributivo sperimentale donna, è una misura che ha fatto sempre molto discutere. Infatti dopo la fase sperimentale, molte lavoratrici chiedevano la sua conferma definitiva, ovvero la sua trasformazione in misura strutturale. Nulla di tutto ciò è accaduto, perché la misura era e resta a termine. Solo che nella Manovra finanziaria del Governo Meloni, c’è stata la proroga di un altro anno.

Al posto di portarla a scadenza come previsto, il 31 dicembre 2022, la misura scadrà il 31 dicembre 2023.

Opzione donna fa parte del pacchetto pensioni della Legge di Bilancio, con quota 103 e con l’Ape sociale. La quota 103 è una misura nuova di zecca, varata in sostituzione della quota 102. L’Ape sociale e Opzione donna sono prorogate di 12 mesi. Ma se per la prima la scelta è stata la conferma in toto dei requisiti e delle regole di pensionamento, per opzione donna sono sopraggiunte delle modifiche alla struttura della misura.

Opzione donna, cosa cambia da quella vecchia alla nuova

Già la verifica dei requisiti 2022 con quelli 2023 di opzione donna la dice lunga sulle modifiche che la misura ha ricevuto in sede di varo di questa annunciata proroga. Lo scorso anno potevano lasciare il lavoro a 58 anni le lavoratrici dipendenti, mentre a 59 anni le autonome, ed in entrambi i casi con 35 anni di contribuzione versata. Nel 2023 potranno sfruttare ciò che resta dell’opzione, a 58 anni quelle che hanno avuto almeno 2 figli, a 59 anni quelle con un solo figlio e a 60 anni chi non è mai diventata madre. Oltretutto, queste nuove soglie anagrafiche, insieme ai 35 anni di contributi non bastano nemmeno. Infatti bisogna essere, invalide oppure disoccupate, o ancora caregiver ed infine dipendenti di aziende in stato di crisi.

Quali altre cose occorre sapere di Opzione donna nel 2023?

Requisiti nettamente più stringenti quindi, a tal punto che secondo voci e indiscrezioni, ciò che è stato deciso nella manovra potrebbe cambiare già ad anno 2023 appena inoltrato. Con interventi ad hoc atti a correggere queste nuove limitazioni che si aggiungono alla penalizzazione di assegno che la misura continua a prevedere per via del ricalcolo contributivo della prestazione. Chi come la nostra prima lettrice ha una età pari a 62 anni o oltre, potrebbe avere una carriera pari a 18 anni di contributi già al 31 dicembre 1995.

Il che la rende la persona più penalizzata da Opzione donna e dal calcolo contributivo imposto dalla misura. Sempre che riesca comunque ad accedervi, perché per età e contribuzione sembrerebbe di sì, ma occorre verificare se rientra in quei profili di tutela prima citati (invalide, caregiver e così via dicendo).

Una cosa rimasta inalterata nella proroga è la data entro cui maturare i requisiti. Infatti come sempre è accaduto con opzione donna, i requisiti vanno maturati entro l’anno precedente. Per il 2022 età e contributi erano da completare entro la fine dell’anno 2021. Per la nuova versione di Opzione donna i requisiti andranno completati entro la fine del 2022.