A partire da gennaio 2024 Airbnb trattiene le tasse in automatico, ma come fare a pagare la cedolare secca se il prelievo non è corretto? Come canta Jovanotti con il brano Mi fido di te: “Teste fasciate, ferite curate, l’affitto del sole si paga in anticipo prego, arcobaleno, più per meno meno. Forse fa male eppure mi va, di stare collegato, di vivere d’un fiato”.

Parole che molti potrebbero dedicare al Fisco. E alle piattaforme che mettono in contatto coloro che vogliono optare per un affitto breve e i soggetti che dispongono di uno spazio da poter affittare.

Questo perché decidono di affidarsi a degli esperti del settore, in modo tale da evitare, si spera, di incorrere in situazioni spiacevoli.

Non sempre, però, le cose vanno per il verso giusto e per questo è fondamentale conoscere bene cosa prevede la normativa per farsi trovare pronti.

Affitti brevi, cosa prevede la normativa vigente

Con il termine affitti brevi, si ricorda, si fa riferimento a contratti di locazione di immobili a uso abitativo dalla durata non superiore a trenta giorni. Nonostante il breve lasso temporale, anche tale tipo di contratto finisce sotto la lente di ingrandimento dell’Agenzia delle Entrate. Entrando nei dettagli, come si evince dall’articolo 4 del decreto legge numero 50 del 24 aprile 2017, convertito, con modificazioni, dalla legge numero 96 del 21 giugno 2017:

“Dal 1° giugno 2017, ai redditi derivanti dai contratti di locazione breve stipulati a partire da tale data si applicano le disposizioni relative alla cedolare secca di cui all’articolo 3 del decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23, con l’aliquota del 21 per cento in caso di opzione. […] Per assicurare il contrasto all’evasione fiscale, i soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare, anche attraverso la gestione di portali on line, qualora incassino i canoni o i corrispettivi relativi ai contratti di cui ai commi 1 e 3, operano, in qualità di sostituti d’imposta, una ritenuta del 21 per cento sull’ammontare dei canoni e corrispettivi all’atto dell’accredito e provvedono al relativo versamento. […] Nel caso in cui non sia esercitata l’opzione per l’applicazione del regime di cui al comma 2, la ritenuta si considera operata a titolo di acconto”.

Come pagare la cedolare secca su Airbnb nel 2024 se il prelievo automatico non è giusto

A partire dal 2024 Airbnb si adatterà alle nuove regole.

In particolare la piattaforma ha già iniziato ad offrire la possibilità di trattenere un’imposta del 21% sotto forma di cedolare secca per i guadagni degli host non professionali. Si ricorda che gli host che detengono più di una proprietà in affitto tramite Airbnb devono fare i conti con un’aliquota del 26%. Tale incremento viene applicato a partire dal secondo immobile. A tal proposito Airbnb sul proprio sito ricorda che:

“Le piattaforme come Airbnb sono tenute a trattenere un’imposta fissa sul reddito del 21% sui guadagni degli host non professionisti, indipendentemente dal numero di alloggi che affittano. Ti consigliamo di contattare il tuo commercialista per la contabilizzazione di eventuali imposte sul reddito aggiuntive“.

È bene, quindi, che gli host prestino attenzione alla propria situazione immobiliare e conseguenti implicazioni fiscali. In particolare gli host professionali possono decidere di optare per un diverso regime fiscale a seconda delle propria attività.

I soggetti interessati devono comunicare entro 14 giorni dalla ricezione dell’e-mail da parte di Airbnb quale regime applicare. In caso di mancata scelta, la piattaforma provvede ad applicare automaticamente la ritenuta e a versare l’importo trattenuto all’Agenzia delle Entrate. Fornisce, poi, la certificazione unica su base annua da utilizzare in sede di dichiarazione dei redditi.