Arrivare finalmente alla pensione, andare al Patronato a fare domanda e chiedere quanto si percepirà. Sono azioni che possono essere considerate di prassi da parte di tutti i contribuenti. E proprio gli importi della pensione inevitabilmente sono la domanda principale tra quelle che i contribuenti si pongono. E con scarse risposte il più delle volte, perché calcolare la pensione da incassare col primo rateo e alla decorrenza, è tutto fuorché semplice. Una cosa però che è facilmente ricavabile e come si arriva alla pensione netta partendo da quella lorda assegnata.

 

“Sto per andare finalmente in pensione. Non vedo l’ora che arrivi il 30 settembre, data della mia ultima timbratura del cartellino. Esco col massimo dei contributi, ed ho chiesto al mio Patronato quanto prenderò di pensione. Mi hanno detto che a grandi linee prenderò 2.700 euro di pensione lorda. A me però interessa il netto, cioè quello che effettivamente arriverà sul conto corrente. Potete darmi una mano?” 

La guida al calcolo della pensione e come arrivare alla pensione netta  

Solo quando l’INPS accetta la domanda di pensione è manda a casa del diretto interessato il prospetto di liquidazione, indica a prova di errore il reale importo della pensione netta che percepirà un pensionato. In genere nel prospetto di liquidazione si parte sempre dalla pensione lorda calcolata in base a contributi e retribuzioni. Poi si inseriscono dentro le trattenute delle tasse, eventuali trattenute sindacali imposte, si aggiungono le eventuali maggiorazioni e gli altrettanto eventuali assegni familiari spettanti. Così l’INPS comunica al cittadino quale sarà la sua pensione effettivamente spettante. Il futuro pensionato però vorrebbe sapere prima quando arriverà a percepire in pensione. Prima che arrivi la lettera dell’INPS. Il calcolo non è per niente difficile dal momento che si parla di tassazione. Infatti anche la pensione è assoggettata alle imposte sui redditi e quindi all’IRPEF e alle relative addizionali regionali e comunali.

 

Tasse e detrazioni sulle pensioni, come funzionano? 

Sulle pensioni così come su qualsiasi altro reddito di lavoro si pagano le tasse, e nello specifico l’IRPEF (Imposta sul reddito delle persone fisiche) e le addizionali all’IRPEF, sia comunale che regionale. Queste ultime sono variabili come importo perché le aliquote le decidono gli enti locali e non tutte le Regioni e non tutti i Comuni le impongono come prelievo fiscale. Queste tasse sono le voci passive della pensione, che finiscono con il tagliare l’importo delle stesse rispetto al lordo liquidato dall’INPS. Poi ci sono le voci attive, che oltre alle eventuali maggiorazioni prima citate, sono anche le detrazioni. Infatti anche sui redditi della pensione esistono le detrazioni che consentono di limitare i danni delle imposte prima citate. 

L’IRPEF sulla pensione, la guida alla tassazione 

L’IRPEF è una imposta progressiva strutturata a scaglioni con aliquote crescenti al salire del reddito. Oggi l’IRPEF è strutturata su 4 scaglioni. Ogni scaglione ha la sua aliquota ed ha i suoi limiti reddituali. Essendo progressiva l’imposta, l’aliquota più alta si versa solo sulla parte di reddito eccedente il limite dello scaglione precedente. I 4 scaglioni in vigore nel 2022 sono: 

  • 23% fino a 15.000 euro; 
  • 25% oltre 15.000 euro e fino a 28.000 euro; 
  • 35% oltre 28.000 euro e fino a 50.000 euro; 
  • 43% oltre 50.000 euro.
     

Per le addizionali regionali, che come dicevamo variano da Regione a Regione, si va dalla minima prevista in Friuli Venezia Giulia pari allo 0,70%, alla massima prevista in Piemonte pari al 3,33%. Anche in questo caso si usano gli scaglioni IRPEF. Per le aliquote dell’addizionale comunale invece bisogna verificare le delibere delle proprie giunte verificando sul sito istituzionale del Comune di residenza quali sono le regole dell’addizionale comunale applicate. 

Ecco come si calcola la pensione netta 

Il primo passo per calcolare la pensione netta è risalire al reddito complessivo lordo annuale.

Una pensione di 2.700 significa un reddito lordo annuale di 35.100 euro. Fino a 15.000 euro il nostro lettore pagherà 3.450 euro di IRPEF, per via dell’aliquota al 23%. Fino a 28.000 euro, e quindi da 15.001 a 28.000, verserà 3.250 euro, con aliquota del 25%. E sono 2.485 euro quelli da versare di IRPEF su 7.100 euro che rientrano nel terzo scaglione, tra 28.000 e 35.100 che è il reddito da pensione lordo. In totale 9.085 euro di IRPEF. La pensione lorda da 35.100 euro al netto della sola IRPEF scende così a 26.015 euro.  

Le regole ulteriori di calcolo della pensione 

A queste vanno sottratte le addizionali, che erodono ulteriormente la prestazione. Ma poi c’è la voce attiva delle detrazioni per redditi da pensione. Per chi, come il nostro lettore, ha un reddito superiore a 28.000 euro, la detrazione teoricamente spettante è pari a 700 euro.  Quella effettiva invece è pari a 474 euro. La formula infatti è particolare. La detrazione teoricamente spettante va moltiplicata per il risultato di 50.000 meno il reddito diviso 50.000 meno 28.000. La pensione sale così a 26.489, circa 2.037 euro al mese. Il calcolo così effettuato riguarda un soggetto privo di altri redditi oltre alla pensione. E come detto non si tiene conto delle due addizionali all’IRPEF se dovute.