Un po’ per il timore che i requisiti diventino più pesanti, ma anche per la paura che nel 2024 entrino in campo misure nuove che rendano complicato il pensionamento. Fatto sta che non manca giorno che in redazione non ci arrivino quesiti relativi alla pensione entro la fine del 2023. Sono davvero tanti i lavoratori nostri lettori che sembra abbiano insita un certa fretta di andare in pensione. Un tipico esempio è la lettrice del quesito qui sotto riportato.

“Volevo solo capire che genere di occasioni di pensionamento posso trovare entro fine anno dal momento che ho superato i 41 anni di contributi e ho compiuto 64 anni di età.

Mi chiamo Mariella e sono una lavoratrice che non vuole rimetterci nulla di pensione a tal punto che le pensioni contributive come Opzione donna a me non interessano minimamente.”

La pensione anticipata entro la fine del 2023, le occasioni non mancano

Andare in pensione prima, entro la fine dell’anno, non è un’operazione impossibile da portare a compimento. Nonostante manchino pochi mesi alla fine del 2023, qualcuno può tranquillamente andare in pensione. Anticipando l’uscita rispetto ai 67 anni di età della pensione di vecchiaia. La prima strada è senza dubbio la pensione anticipata ordinaria. Perché la misura permette di lasciare il lavoro con 42,10 anni di contributi e senza limiti di età per gli uomini. Invece per le donne consente il pensionamento con 41,10 anni di contributi versati e sempre senza limiti di età. In pratica, chi è interessato può verificare sul proprio estratto conto se la somma di tutti i periodi di contribuzione a suo nome iscritti sia 2.227 settimane per gli uomini e 2.175 settimane per le donne. In questo caso nessuno toglie la pensione a questi lavoratori.

Come andare in pensione anticipata negli ultimi mesi del 2023

Verificare bene l’ammontare delle settimane di contributi è assolutamente fondamentale perché va considerato il fatto che è valida la contribuzione a qualsiasi titolo versata.

Significa che sono validi anche i figurativi, i volontari o quelli da riscatto. L’unico vincolo è che servono 35 anni di versamenti effettivi. Perché 35 anni devono essere senza i contributi da malattia o da disoccupazione.
Se i contributi sono di meno, si possono anche guardare le misure alternative, come la quota 103 per esempio. Infatti con questa misura bastano 41 anni di contributi versati e almeno 62 anni di età.

Diverse le possibilità in mano ai lavoratori

Sempre con 41 anni di versamenti possono uscire anche i disoccupati, i lavori gravosi, gli invalidi e i caregiver. Ma solo se hanno almeno un anno di contribuzione prima dei 19 anni di età (a prescindere dalla continuità dei 12 mesi necessari) e se rispettano i requisiti specifici e diversi da categoria a categoria. Parliamo naturalmente della quota 41 per i precoci. Una misura che come le pensioni anticipate ordinarie e come le varie misure a quota (ma in questo caso solo per i lavoratori del settore privato, perché per il pubblico impiego la finestra è di 6 mesi), prevede 3 mesi di finestra per ottenere il primo pagamento della pensione.

Lasciare il lavoro prima anche senza una lunga carriera contributiva

Se i contributi sono meno di 41 invece, si può valutare ancora l’ingresso nella quota 100, ma solo per quanti possono vantare di aver maturato, entro il 31 dicembre 2021, 62 anni di età e 38 di contribuzione. Oppure, chi ha completato, entro il 31 dicembre 2022, 64 anni di età e 38 di contribuzione, può accedere ancora alla quota 102. Naturalmente abbassando l’ammontare dei contributi versati si abbassano le possibilità di andare in pensione. Ma anche con 20 anni di contributi, a 64 anni di età c’è la pensione anticipata contributiva. Che consente di andare in pensione a quanti si trovano privi di versamenti al 31 dicembre 1995. Serve però arrivare a centrare una pensione di importo non inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale.