“Chi si accontenta gode… cosi così” cantava Ligabue. Eppure molti proprietari e imprese edili, travolti dal vortice del Superbonus, si accontentano per evitare il peggiore dei mali. Un compromesso, che per chi ha liquidità e copertura può sembrare quasi un “ricatto” (parola forte ma che rende l’idea) appare come un’ancora di salvezza per chi non ha un piano B migliore. Stiamo parlando dell’ormai tristemente nota questione dei cantieri bloccati in attesa dello sblocco delle cessioni del credito, con ditte e committenti indebitati (e disperati in alcuni casi).

A volte neanche vendere casa è la soluzione.

Dietro le impalcature montate a prendere polvere ci sono storie di famiglie e di imprese che aspettano un segnale per ripartire. Lo sblocco della cessione del credito per la pratiche avviate è visto come una boccata di ossigeno. Ma ha un prezzo. E non indifferente.

8200 euro ogni 10 mila di lavori: il 18% resta sul groppone

Oggi le banche hanno ripreso ad acquistare i crediti derivanti dal Superbonus (parliamo sempre e solo al momento delle pratiche già avviate perché per i nuovi non possiamo ancora parlare di superamento del blocco cessioni). Tuttavia la percentuale riconosciuta è scesa a picco. La maggior parte ad oggi riconosce un massimo dell’82%, quando inizialmente si arrivava anche al 97/98%. Il 18% di quanto pagato resta sul groppone (meno 28% rispetto al 110).  Certo la percentuale non è fissa perché ogni banca ha le sue regole per la cessione del credito. Si può ancora trovare qualche istituto “più generoso” che si spinge al 90. Ma è raro. E comunque la tendenza è ad un calo evidente.

Questo accade un po’ perché le banche sono nella posizione “forte” di fronte ad un esercito di disperati e “possono dettare legge”, un po’ perché anche la banca si muove con cautela visto che i rubinetti per la liquidità non sono aperti a flusso continuo.

Insomma nessuno si assume il rischio della cessione del credito gratis. “Ne deve valere la pena”.

I motivi sono molteplici a dire il vero e potenzialmente tutti validi ma alla fine è il committente a farne le spese. Anche l’estensione del numero di intermediari ha contribuito a questo effetto (perché tutti i cessionari devono avere un guadagno dall’operazione). E poi ci sono i tassi più alti, gli adempimenti burocratici etc. Tutti elementi che rendono più gravosa la cessione del credito.

Immaginate di aver avviato i lavori certi di usufruire del Superbonus e della cessione del credito e di trovarvi ora con il cantiere bloccato, i lavori da finire e senza liquidità da investire. Per i committenti privati magari si tratta di cifre più basse ma per lavori grossi quel 18% può essere troppo oneroso.

Con la cessione del credito ridotta i bonus “diventano tutti uguali”

Aldilà degli entusiasmi di chi parla di sblocco della cessione del credito quindi, notiamo che in realtà questa situazione attuale finisce per appiattire le differenze tra i bonus edilizi, equiparandoli in termini di convenienza. Cosa cambia a conti fatti a fronte di una cessione dell’82% tra Superbonus e Sismabonus?