Il Ministro della Giustizia Paola Severino aveva in programma di abolire il certificato di mafia per le categorie per le quali da anni è previsto. Solo pochi giorni fa, in accordo con il Procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, aveva sottolineato che il certificato antimafia non è un tabù e può essere messo in discussione. Anche il procuratore di Palermo Francesco Messineo, pur non auspicandone l’abrogazione, non ha negato la sua frequente inefficacia a causa della possibilità di eludere la norma.  

DECRETO SEMPLIFICAZIONE FISCALE: IL CERTIFICATO ANTIMAFIA RESUSCITA

E invece il decreto di semplificazione fiscale non solo non lo abolisce ma include nei soggetti obbligati (vedi beneficiari di incentivi pubblici o appaltatori per opere pubbliche) anche i gestori di tabaccherie nonché i loro parenti più stretti.

I tabaccai avranno l’obbligo di presentare il loro personale certificato antimafia e quello dei propri parenti e affini fino al terzo grado. Senza dubbio non si tratta di una norma dalla portata generale ma sta di fatto che, per la categoria in questione, si tratta dell’ennesima tassa nuova tassa introdotta dal Governo Tecnico (che l’obiettivo di Monti e i suoi sia superare il record delle 100 imposte ex novo appartenente al Governo Prodi?). Una norma che peraltro lascia irrisolte delle lacune che già erano state da più parti sollevate in passato. Se un commerciante vende fogli e inchiostri per stampanti agli uffici pubblici deve dimostrare di non essere un mafioso: ma perché deve ribadire la sua estraneità ad affari illeciti della Cosca ogni sei mesi (art. 2, comma 1, del D.P.R. 3-6-1998 n. 252)? Non basterebbe un controllo una tantum con rinnovo annuale o pluriannuale? E’ chiaro che in questo modo sorga il dubbio che l’intento di ostacolare la mafia c’entri ben poco con questa imposta. Più volte è stata messa in evidenza l’utilità di una banca dati telematica.
Resta poi opinabile la decisione di includere nell’estraneità a rapporti con la mafia non solo i gestori di giochi e lotterie di Stato ma anche parenti e affini entro il terzo grado: la previsione è senza dubbio giustificata da una ragione garantista (se mio padre mafioso mi chiede di gestire affari per lui è chiaro che vado bloccato anche io sebbene non abbia rapporti diretti con la mafia) ma perché un tabaccaio deve rispondere delle scelte di vita errate di parenti con i quali magari non ha alcun rapporto? Insomma se vostro zio, che magari non sentite da anni è un mafioso voi non potete gestire un tabaccaio: magari come strada alternativa potreste considerare la politica! Peraltro se diventaste parlamentare vi potrebbe essere richiesto di pubblicare la vostra dichiarazione patrimoniale ma, nel caso in cui quello zio tornasse a farsi risentire e voi vi lasciaste coinvolgere nei suoi affari, le sue dichiarazioni resterebbero esenti da controlli.  

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