Vivere a casa in affitto oggi è frequente. Molti sono coloro che non possono permettersi un mutuo a causa della precarietà lavorativa preferendo, quindi, prendere casa in locazione. Ciò permette di non avere impegni finanziari sulle spalle. Vivere in affitto non evita, tuttavia, di dover pagare le tasse.

Ci riferiamo, ad esempio, all’IMU, alla TARI, alle imposte dovute per la registrazione del contratto, e così via.

Chi le paga? Il proprietario (locatore) o l’inquilino (conduttore)? Se non le paga l’uno ne è responsabile anche l’altro?

Andiamo a rispondere a queste domande.

Le imposte per la registrazione del contratto

Per legge, il contratto di locazione di chi prende casa in affitto è soggetto ad obbligo di registrazione presso l’Agenzia delle Entrate (tranne se la durata è inferiore a 30 giorni complessivi nell’anno).

Tale registrazione deve essere fatta entro 30 giorni dalla data di stipula o dalla sua decorrenza (se anteriore).

Il locatore può optare per la cedolare secca. Laddove NON opti, occorre pagare l’imposta di registro (2% del canone annuo) e l’imposta di bollo (16 euro ogni quattro facciate del contratto e, comunque, ogni 100 righe).

L’imposta di registro si può pagare per l’intera durata del contratto o anche per singole annualità (quindi, ogni anno). È a carico al 50% ciascuno tra locatore e inquilino, salvo diverso accordo (da specificare nel contratto). L’imposta di bollo dovrebbe, invece, essere a carico dell’inquilino, salvo anche qui diverso accordo da specificare nel contratto.

In caso di contratto affitto non registrato, quest’ultimo è nullo.

Casa in affitto, chi paga le tasse (IMU e TARI)

Per quanto riguarda le altre imposte e tasse, bisogna fare distinzione a seconda che si tratti di IMU e TARI.

La legge sull’IMU (commi da 738 a 783 legge di bilancio 2020) dice che l’imposta colpisce il possesso dell’immobile e i soggetti passivi ne sono i possessori.

Per tali devono intendersi coloro che sull’immobile hanno il titolo di proprietà o altro diritto reale di godimento (usufrutto, enfiteusi, ecc.). Dunque, l’IMU è dovuta in ogni caso dal proprietario e non dall’inquilino. Per l’omesso versamento ne risponde solo il proprietario (locatore).

Per la TARI (tassa sui rifiuti), invece, bisogna guardare alla durata del contratto. Regola dice che tale tassa è dovuta da chiunque detiene o possiede un immobile atto a produrre rifiuti solidi. Detto ciò, regola dice anche che:

  • se la detenzione della casa ha una durata inferiore ai 6 mesi nell’anno la TARI deve essere pagata dal proprietario di casa (locatore);
  • se la detenzione della casa dura più di 6 mesi nell’anno l’obbligo di pagare la TARI è a carico dell’inquilino.

Dell’omesso pagamento dell’uno non ne risponde anche l’altro.

Ricordiamo, infine, che il locatore paga anche le imposte sul canone di locazione che percepisce. Ci paga l’IRPEF (tassazione ordinaria) oppure la cedolare secca (se opta per tale regime).

Riassumendo…

  • il contrato di locazione del essere registrato all’Agenzia Entrate
  • l’imposta di registro è al 50% tra locatore e inquilino, salvo diverso accordo da specificare nel contratto
  • l’imposta di bolle dovrebbe essere a carico dell’inquilino, salvo diverso accordo da specificare nel contratto
  • le due predette imposte non si pagano se si opta per la cedolare secca
  • l’IMU è dovuta dal locatore
  • la TARI la paga l’inquilino se la casa in affitto è detenuta per più di 6 mesi nell’anno, altrimenti se meno di 6 mesi la deve pagare il proprietario (locatore).