Le due notizie più rilevanti del momento in ambito di riscossione derivano dalla recente riforma del Fisco. La prima consente di dilazionare il pagamento dell’intero importo delle cartelle esattoriali in fino a 120 rate. La seconda novità è la cancellazione delle cartelle esattoriali non riscosse dopo 5 anni. Tuttavia, è importante sottolineare che questa soglia quinquennale si applica a una prescrizione parziale, ovvero non l’intera cartella esattoriale si prescrive in 5 anni.

“Ho 4.000 euro di cartelle esattoriali da pagare. Volevo che la vostra esperienza mi desse un aiuto a capire come devo valutare l’eventuale prescrizione.

Non ho compreso bene come funziona. Potete aiutarmi in modo tale da capire se alcune cartelle posso evitare di pagarle? Mi servirebbe ridurre ciò che devo.”

Cartelle esattoriali ridotte dopo 5 anni, ecco come ottenere lo sconto

La prescrizione delle cartelle esattoriali, inclusi i debiti come quello del bollo auto, è un tema di grande interesse poiché offre l’opportunità di evadere il pagamento di alcuni debiti. Una cartella non è altro che la trasformazione di un debito in una fase successiva, ovvero quando questo viene trasferito dall’ente creditore al concessionario incaricato della riscossione, ruolo svolto in Italia dall’Agenzia delle Entrate Riscossione.

È necessario distinguere tra la prescrizione della cartella stessa e quella del debito originario da cui deriva. In questa occasione, ci concentriamo sulla cosiddetta prescrizione parziale della cartella: dopo cinque anni, è possibile ottenere uno sgravio parziale della cartella, specificatamente per quanto riguarda sanzioni e interessi, mentre il debito principale si prescrive in dieci anni.

In sintesi, sanzioni e interessi sono soggetti a prescrizione prima del debito principale. Ma perché si verifica questa distinzione?

Ecco come funziona la prescrizione delle cartelle esattoriali

Le cartelle esattoriali possono riguardare il pagamento di imposte dovute a livello statale, regionale o comunale, così come le multe per violazioni del Codice della Strada.

Queste cartelle, dopo cinque anni, possono essere soggette a una sorta di prescrizione anticipata che riguarda sanzioni e interessi, ma questo processo non avviene automaticamente.

Come è consuetudine nel sistema fiscale italiano, eventuali sgravi, riduzioni o sanatorie richiedono un’azione attiva da parte del debitore. La legge prevede che i debiti nei confronti dello Stato si prescrivano dopo dieci anni. Tuttavia, per sanzioni e interessi, la prescrizione può intervenire prima.

Le norme sulla prescrizione sono rigorose: un semplice sollecito o la notifica del debito possono azzerare il conteggio della prescrizione e farlo ripartire da zero. Questo vale sia per le comunicazioni inviate tramite posta ordinaria sia per quelle inviate via PEC (Posta Elettronica Certificata).

Sgravio del debito, anche parziale, ecco come funziona la richiesta di prescrizione per sanzioni e interessi

In sostanza, esiste la possibilità di ottenere uno sgravio parziale del debito; il capitale originario del tributo, della tassa o dell’imposta non versata rimane tuttavia a carico del contribuente e scade dopo 10 anni.

Una significativa ordinanza, numero 4960/2024, emanata il 26 febbraio 2024 dalla Corte di Cassazione, chiarisce questa distinzione. Le imposte come l’IVA, l’IRPEF e altre tasse statali hanno un termine di prescrizione di 10 anni.

Un contribuente che ha contestato la richiesta statale dell’intero importo del debito, includendo tributo non pagato, interessi e sanzioni, ha portato questo tema all’attenzione. A differenza delle tasse locali, che si prescrivono in 5 anni (come il Bollo Auto, che in 3 anni), le imposte statali, dall’IRPEF all’IVA, dalle tasse di registro a quelle ipotecarie e catastali, subiscono la prescrizione dopo 10 anni. Tuttavia, sanzioni e interessi sono regolati da una normativa diversa.

Ad esempio, se un contribuente non riceve comunicazioni per cinque anni riguardo a una cartella esattoriale per un’accertamento IRPEF, può intraprendere azioni legali. L’importo IRPEF non versato rimane comunque esigibile da parte dell’Agenzia delle Entrate.

In tal caso, sanzioni e interessi si considerano prescritti, e il contribuente può richiedere l’annullamento di queste somme aggiuntive al momento della ricezione della notifica di pagamento dell’intera cartella.

Ricorso contro il pagamento totale di una cartella esattoriale, ecco quando è possibile promuovere azione

La Corte di Cassazione ha dato ragione al contribuente che ha intrapreso un’azione legale, riducendo il suo debito attraverso la conferma della prescrizione degli interessi e delle sanzioni associate alla cartella esattoriale, nonostante questa facesse riferimento a un’imposta non versata dal contribuente e soggetta a prescrizione decennale.

Di conseguenza, dal quinto anno successivo alla notifica di consegna della cartella esattoriale, in mancanza di ulteriori comunicazioni, il debito relativo alla tassa da pagare resta dovuto, mentre interessi e sanzioni possono essere eliminati.

Tuttavia, ci sono delle tempistiche specifiche da rispettare per intraprendere questa azione. È possibile presentare un ricorso al Giudice di Pace entro 60 giorni dalla ricezione della cartella. Importante precisare che non si fa riferimento alla cartella originale, poiché la prescrizione riguarda una cartella per la quale non si sono ricevute notifiche per 5 anni.

Per richiedere lo sgravio parziale della cartella, è necessario attendere la comunicazione di pagamento da parte del concessionario. Quella in cui l’Agente della Riscossione richiede il saldo totale del debito, inclusi sanzioni e interessi. È da questo momento che iniziano a contare i 60 giorni disponibili per avanzare la richiesta.