Molti contribuenti in Italia hanno problemi legati a debiti fiscali di varia natura, che possono essere finiti o meno nelle mani dell’Agenzia delle Entrate Riscossione perché diventate cartelle esattoriali.

Negli ultimi anni, sono state tante le misure di sanatoria introdotte, tra saldo e stralcio, cancellazioni automatiche dei debiti vecchi e rottamazioni delle cartelle. E altri provvedimenti dovrebbero arrivare, perché nella riforma del Fisco c’è anche una sorta di riforma della riscossione.

Molti sono i contribuenti che attendono buone nuove, dopo che non hanno aderito ai vecchi piani di sanatoria, o perché sono decaduti da precedenti agevolazioni o perché avevano debiti non sanabili ancora.

Oggi, facciamo il punto sulla possibilità di pagare a rate i debiti con le normative attuali. Sia le cartelle esattoriali che eventualmente debiti non ancora a ruolo e dovuti, per esempio, all’Agenzia delle Entrate ma non ancora al concessionario per la riscossione (sempre Agenzia delle Entrate, ma Riscossione).

Le domande dei nostri lettori

“Salve, sono un contribuente che ha 2.800 euro di debiti verso l’Agenzia delle Entrate per IRPEF e addizionali non versati in passato. Non ho ancora ricevuto la cartella, ma ho solo il controllo formale da parte dell’Agenzia delle Entrate. Volevo pagare a rate. Mi spiegate come funziona e se è possibile saltare qualche rata?”

“Buongiorno, mi chiamo Pietro e sono un contribuente italiano con 7.000 euro di cartelle esattoriali su cui ho avviato un piano di dilazione nel 2022. Ho pagato già numerose rate da novembre 2022, ma ultimamente non riesco a far fronte alle scadenze. Un paio di rate le ho versate in ritardo (scadono il 2 del mese ed io le ho pagate prima della fine dello stesso mese. Ma da 3 mesi a questa parte non ho pagato proprio. Ho paura che mi tolgano la rateizzazione. Mi spiegate come funziona in questi casi di fronte a rate saltate?”

Cartelle esattoriali o tasse non pagate, come pagare a rate e quante se ne possono saltare

La decadenza dai piani di rateizzazione è un argomento che molti contribuenti chiedono di chiarire.

Anche perché la decadenza funziona in maniera differente a seconda che il debito sia una cartella esattoriale o una tassa non ancora passata a ruolo. E poi, la decadenza si differenzia notevolmente in base alle rate concesse, se dietro domanda ordinaria o dietro l’adesione alle sanatorie, come per esempio la rottamazione delle cartelle. In pratica, regole differenti in base a diversi fattori e quindi con evidenti problemi da chiarire.

Le rate, la decadenza e cosa cambia tra sanatorie, cartelle e controlli formali

Chi ha ottenuto il via libera alla definizione agevolata delle cartelle, altrimenti detta rottamazione, deve capire che anche il saltare una sola rata porta alla decadenza della sanatoria. Nelle sanatorie come l’ultima, cioè la rottamazione quater, manca la flessibilità dei pagamenti, se si esclude la tolleranza di 5 giorni su ogni scadenza.

In pratica, solo pagando la rata entro i 5 giorni successivi a quelli di scadenza, non si finisce nel campo della decadenza. Se si ritarda anche solo un pagamento, si perde il vantaggio dello sconto su sanzioni e interessi e si perde il diritto di rientro in 18 rate trimestrali fino al 2027, come la stessa rottamazione quater permetteva.

Naturalmente, le rate pagate sono sottratte dal debito complessivo. Debito che tornerebbe ad essere dovuto interamente per la parte restante, in unica soluzione e con le procedure di esecuzione forzata classiche, dai pignoramenti ai fermi amministrativi dei veicoli.

Cartelle esattoriali a rate, ecco come si perde il diritto precedentemente acquisito

Per i piani di dilazione ordinari, fino a 72 o 120 rate mensili, la flessibilità è molto più ampia rispetto alle rottamazioni. Il contribuente che ha chiesto la rateizzazione ordinaria delle cartelle esattoriali può saltare diverse rate, anche non consecutive, senza perdere il diritto a continuare a pagare in misura dilazionata.

L’unico vincolo è quello della prima rata del piano, che il contribuente deve pagare entro la scadenza per far partire il piano di rateizzo.

Non pagare la prima rata fa perdere immediatamente il diritto alla dilazione. Anche perché con il pagamento della prima rata e l’ingresso del contribuente nel piano, l’Agenzia delle Entrate Riscossione sospende le eventuali procedure esecutive che possono essere caricate sulle cartelle oggetto della dilazione. Sulla prima rata, la tolleranza concessa è di 7 giorni.

Massimo 8 rate e poi stop, ecco le regole

Con la rateizzazione ordinaria, si possono saltare fino a 8 rate anche non consecutive senza finire nei meandri della decadenza dal beneficio. La rata saltata è quella non pagata entro la scadenza della rata successiva. Il nostro lettore, per esempio, se da tre mesi non ha versato, mentre in precedenza, anche se in ritardo, ha sempre pagato, può considerare solo le ultime 3 rate come pendenti. Ne potrà saltare al massimo altre 5. Se supera le 8 rate, rischia di perdere il diritto alla sanatoria.

Per le rate ritardate, ma pagate entro la scadenza di quella successiva, andrebbero aggiunti gli interessi per ritardato pagamento, tramite il meccanismo del ravvedimento operoso. Le rate sulle cartelle infatti prevedono il versamento degli interessi, che l’Agenzia delle Entrate calcola fino alla scadenza inserita nella rata. Naturale che, se si posticipa il pagamento, gli interessi aumentano.

Decadere dal piano di dilazione dopo aver versato alcune rate abbatte il debito residuo delle rate già pagate. Ma vanno considerati anche gli interessi pagati rata dopo rata. Questi, nel caso di decadenza, sono soldi persi perché il debito originario verrà abbattuto solo della quota capitale delle rate versate normalmente.

Controlli formali, le regole sono diverse: flessibilità e decadenza

Per esempio, un contribuente che ha 7.000 euro di debito complessivo da pagare a rate, se ha versato 1.000 euro di rate di cui 200 euro di interessi, se decade dalle rate, dovrà tornare a pagare 6.200 euro di cartelle, perché solo 800 euro risulteranno quelli relativi ai debiti fiscali da cui la cartella scaturisce.

Questi meccanismi prima citati riguardano le cartelle esattoriali e quindi Agenzia delle Entrate Riscossione. Chi, come il nostro primo lettore, ha dei debiti fiscali da versare ad Agenzia delle Entrate, che non sono diventati ancora cartelle, può ottenere un piano di rateizzazione trimestrale e non mensile. Ma ci sono regole più rigide relative al rischio decadenza. Infatti, la prima rata va versata obbligatoriamente entro 30 giorni dalla comunicazione di controllo formale.

Una volta effettuata la richiesta di dilazione, si deve provvedere a pagare la prima rata non più tardi di 30 giorni dal controllo formale arrivato a casa del contribuente o tramite PEC. Per le rate successive, basta non pagare una sola rata e il piano di rateizzazione può dirsi perduto per sempre. Basta saltare una rata e non pagarla entro la scadenza della rata successiva.

In pratica, chi ha pagato la prima rata a marzo, dovrà versare la seconda a giugno. Se non lo fa entro settembre, mese in cui scade la terza rata, decade dal piano di rientro.