C’è una categoria di lavoratori per i quali il caro bollette è più caro di tutti. Sono le partite IVA in regime forfettario. Ma non perché a loro la bolletta arriva più salata rispetto agli altri, ma perché semplicemente non hanno possibilità di sfruttare come gli altri uno strumento che permette di attenuare il salasso.

Le attività economiche nel nostro paese sono allo stremo. Il costo delle utenze luce e gas è triplicato negli ultimi mesi. Bar che ricevono bollette da capogiro, a parità di consumo rispetto a mesi prima.

 Un’attività di un piccolo paese si ritrova una fattura dell’energia elettrica di oltre 4.000 euro.

Imprese di produzione costrette a fermarsi, perché con le sole bollette della luce non ci si rientra più con i ricavi. Prezzi che aumentano di continuo. Possiamo davvero dire che siamo usciti dalla pandemia sanitaria da Covid-19 ma siamo entrati nella pandemia economica.

Come calcola il reddito il regime forfettario

Per i contribuenti partita IVA che agiscono in regime forfettario il conto è ancora più forte. Per capire perché per loro il caro bollette è più “caro” di tutti, dobbiamo richiamare il funzionamento di questo tipo di regime fiscale.

I forfettari, sul reddito che deriva dalla propria attività (imprenditoriale o professionale) non pagano l’IRPEF, addizionali e IRAP. Pagano, invece, un’imposta sostitutiva con aliquota del 15% (e in alcuni casi anche del 5% per i primi 5 anni di attività).

Nella fatture che emettono non applicano la ritenute d’acconto e nemmeno l’IVA. Essi determinano il reddito imponibile, ossia quello su cui calcolare l’imposta sostitutiva (del 15% o 5%) appunto in maniera forfettaria. In pratica, ai ricavi/compensi percepiti nel periodo d’imposta (principio di cassa) si applica un coefficiente di redditività che varia a seconda del codice ATECO che contraddistingue l’attività esercitata.

Esempio

Per un avvocato in regime forfettario è previsto un coefficiente di redditività pari al 78%.

Supponiamo che i compensi percepiti nell’intero anno d’imposta ammontino a 30.000 euro. In una situazione di questo tipo, il reddito forfettario è dato dal 78% di 30.000 euro. Quindi, è 23.400 euro.

Il caro bollette è più caro di tutti per il forfettario

A differenza delle altre pertite IVA, il forfettario NON può dedurre, sul reddito dell’attività, i costi inerenti l’attività stessa, tranne i contributi previdenziali e assistenziali obbligatori. Non deduce sul reddito dell’attività e non detrae dall’imposta sostitutiva nemmeno gli oneri personali e familiari (spese sanitarie, spese universitarie, interessi mutuo, ecc.). Tali spese sono detraibili/deducibili solo ai fini IRPEF.

Non potendo dedurre i costi inerenti l’attività, significa che questi NON può portare in deduzione la bolletta luce e gas che si riferisce alle utenze riguardanti la sua impresa o il suo studio. Il costo sostenuto per le utenze, quindi, gli resta sullo stomaco.

In termini pratici, significa che la spesa delle utenze non contribuisce ad abbattere il reddito imponibile su cui calcolare l’imposta sostitutiva. Di conseguenza, questo significa più imposte da pagare. Insomma un caro bollette davvero duro da sopportare. Anche se c’è la possibilità di contare sul bonus 150 euro a novembre che potrebbe avere impatto zero.