Ci sono dei momenti in cui un lavoratore deve operare una scelta perché si può trovare di fronte ad una autentico bivio quando è il momento di andare in pensione. E in quel momento il lavoratore deve sapere bene cosa fare anche perché una scelta sbagliata può lasciare strascichi per il futuro.

Oggi rispondendo al quesito di un nostro lettore parliamo di lavoratori che si trovano a poter lasciare il lavoro con la quota 41 per i precoci. Ma anche che hanno la possibilità di continuare a lavorare e di arrivare a quella carriera definitiva che dà diritto alla pensione anticipata ordinaria.

“Gentili esperti di Investire Oggi, volevo porvi un quesito che riguarda la mia possibilità di andare in pensione subito con la quota 41 per i precoci dal momento che ho lavorato per 41 anni, quasi tutti effettivi da lavoro e ho 61 anni di età. Volevo sapere se restando a lavorare un altro paio d’anni prenderò molto di più di pensione in modo tale da poter calcolare la mia convenienza ad uscire dal lavoro come precoce oppure no, grazie.”

Calcolo pensione con quota 41 o con 42 anni e 10 mesi di contributi

Uscire dal lavoro con quota 41 e una possibilità che la normativa vigente offre. Possibilità adesso, per soggetti che hanno almeno un anno di contributi versati prima dei 19 anni. Anche se i 12 mesi di accredito sono discontinui. La misura si rivolge ad invalidi che hanno almeno il 74% di invalidità. Ma anche a caregiver che da oltre sei mesi convivono ed assistono un parente disabile grave.

Infine è una misura dedicata a chi ha problemi di lavoro. Come possono essere disoccupati che hanno terminato di percepire la Naspi da almeno tre mesi. Oppure coloro che svolgono un lavoro gravoso. In quest’ultimo caso bisogna aver svolto una delle quindici attività previste per almeno sette degli ultimi dieci anni.

Oppure in alternativa per almeno sei degli ultimi sette anni.

Al netto di tutti questi paletti, il nostro lettore dicendoci che ha diritto alla quota 41 potrebbe lasciare il lavoro anche a 61 anni di età. Perché la misura non prevede limiti anagrafici. Naturalmente per tutti quelli che hanno maturato già 41 anni di contributi versati il dubbio maggiore è un altro. Si tratta del dubbio relativo alla possibilità di restare a lavorare per altri 22 mesi arrivando a completare la carriera utile alle pensioni anticipate ordinarie.

In questo caso è inevitabile che restando in servizio la pensione sale di importo. E questo, per ovvie ragioni. Oggi però dobbiamo approfondire il tutto per spiegare perfettamente al nostro lettore cosa va a rimetterci nel momento in cui sceglie di lasciare il lavoro con quota 41 come precoce.

Non esiste una pensione anticipata migliore di una pensione ordinaria dal punto di vista degli importi

Il primo parametro da considerare è quello che potremmo definire oggettivo. Infatti una pensione calcolata su 41 anni di contributi versati è inevitabile che sia inferiore a una calcolata su 42 anni 10 mesi di contributi versati. Inoltre, lavorare altri 22 mesi come nel caso del nostro lettore significa uscire dal lavoro a 63 anni e non a 61. In questo caso il coefficiente di trasformazione che utilizza l’INPS per determinare la rendita pensionistica da assegnare a un lavoratore, partendo da montante contributivo, è più favorevole quando l’età è più elevata.

E questo è un altro fattore determinante per la scelta se lasciare o meno il lavoro in anticipo. E sono le uniche due condizioni che il nostro lettore, e qualsiasi altra persona nelle sue condizioni, dovrà valutare. Perché la quota 41 per i precoci non ha altri vincoli o regole di calcolo penalizzanti da sopportare. Significa che un lavoratore che sceglie la quota 41, avrà una pensione calcolata con il sistema misto, e senza alcun taglio di assegno in base agli anni di anticipo.

I calcoli di quota 41 precoci e del trattamento anticipato ordinario

Il calcolo della pensione, sia con la quota 41 che con la pensione anticipata ordinaria, è con il sistema misto. Significa che un lavoratore godrà del calcolo retributivo fino al 31 dicembre 1995 o al 31 dicembre 2011, in base al numero di anni di carriera antecedenti il 1996. Naturalmente il calcolo contributivo si applicherà ai periodi di lavoro successivi.

Chi ha maturato una carriera lunga 18 o più anni prima del 1° gennaio 1996, godrà del massimo vantaggio oggi possibile con il metodo retributivo. Estendendo il calcolo favorevole fino al 2011. Anche con la pensione anticipata ordinaria le regole di calcolo sono le medesime. E come dicevamo, lavorare altri 22 mesi porta nel montante contributivo altri contributi che lo renderanno più cospicuo. A prescindere dal fatto che questi ulteriori 22 mesi di lavoro finiscano nel contributivo.