Il decreto appena varato dal Ministero dello Sviluppo economico, ieri sulla GU, stabilisce quelle che sono le nuove regole per l’utilizzo dei buoni pasto.

La riforma dei ticket restaurant, che l’entrata in vigore del dl rende definitiva, entrerà in vigore dal prossimo 10 settembre. Con il decreto si punta a disciplinare dove e come i buoni pasto possono essere utilizzati fornendo indicazioni sulle convenzioni che le società che emettono i buoni pasto devono stipulare e in quali esercizi commerciali possono essere utilizzati.

Riforma Buoni pasto: ecco le novità

La normativa vieta l’utilizzo del cumulo di più di 8 buoni pasto alla volta riaffermando, allo stesso tempo, l’obbligo di non cedere a terzi i ticket restaurant (neanche a familiari).

Si conferma, inoltre, la possibilità di spesa dei buoni pasto solo nei giorni lavorativi (nelle giornate effettive di lavoro del lavoratore stesso) e che possono essere utilizzati solo per l’acquisto di beni alimentari che andranno a sostituire il servizio mensa. I buoni pasto, quindi, non possono essere utilizzati per l’acquisto di detersivi e beni per la pulizia personale e per la casa, così come non possono essere utilizzati per l’acquisto di cosmetici e beni per la cura personale.

Utilizzo Buoni Pasto: come cambia?

La cumulabilità dei buoni pasto (che prima era vietata per fare la spesa alimentare settimanale per la famiglia poiché il buono pasto doveva essere inteso solo come sostitutivo della mensa e volto, quindi, all’acquisto del pasto del dipendente) è stabilita per la prima volta: in uno stesso esercizio commerciale possono essere utilizzati un massimo di 8 buoni pasto alla volta.

Altra novità è che il valore del buono pasto deve essere utilizzato per intero: non si può pagare con i buoni pasto e pretendere, dal commerciante, il resto  in denaro così come il valore residuo dei buoni non può essere utilizzato in altre occasioni.

I buoni pasto potranno essere utilizzati oltre che nei supermercati e nei negozi di alimentari, anche negli agriturismi, nei mercatini e negli spacci aziendali, ma anche presso chi somministra alimenti e bevande e la vendita al dettaglio di alimenti.