Bullismo e cyberbullismo sono piaghe sociali dei nostri tempi. Non colpiscono soltanto bambini e adolescenti ma anche adulti. Entrambi denotano atti violenti, offensivi, ripetuti nel tempo che spesso possono sfociare in una vera e propria persecuzione ai danni del malcapitato. Nel caso del cyberbullismo gli atti offensivi vengono perpetrati attraverso i social, WhatsApp o comunque il mondo virtuale, diffondendo foto imbarazzanti, informazioni private o rivelando dati personali, un fenomeno che per forza di cose coinvolge anche terzi, che si trovano a commentare o osservare la divulgazione di immagini o informazioni e rendersi così, in qualche modo, partecipi.

In ogni caso con l’accrescere di questo fenomeno sono aumentati anche i capi di imputazione a cui si fa riferimento: stalking, diffamazione online, ingiurie, molestie, furto di identità digitale.

Un caso di stalking e cyberbullismo

Riportiamo la lettera di una nostra lettrice che ci ha scritto raccontandoci la sua personale esperienza con il cyberbullismo. Ovviamente non metteremo il suo vero nome ma la ringraziamo per la sua testimonianza che può essere da esempio per tutti quelli che si sono trovati nella stessa situazione.

Mi chiamo Roberta e sì, posso dirlo, sono stata vittima di cyberbullismo. Sono passati tre anni ma ancora non c’è giorno in cui non pensi a quel periodo buio in cui mi sono sentita perseguitata senza apparente motivo. Tutto è iniziato circa 4 anni fa, stavo ancora studiando all’Università e frequentavo un ragazzo da poco. Non sapevo che sarebbe stato l’inizio di un piccolo calvario. Il ragazzo in questione era da poco uscito da un’altra relazione con una coetanea e fu proprio lei a voler chiudere i rapporti. Un giorno, uscendo da lezione e recandomi verso la mia auto, ho notato che la stessa presentava un graffio molto vistoso. In un primo momento non ho dato importanza alla cosa seppur arrabbiandomi per il gesto. I giorni e le settimane seguenti altri episodi hanno iniziato a farmi insospettire. Sono iniziate ad arrivarmi richieste di amicizia da profili strani, una mia amica mi riferì che le era arrivata una richiesta di amicizia da un profilo che riportava il mio nome con una foto imbarazzante/ironica che avevo io stessa postato nel mio profilo visibile solo agli amici però, usata come immagine profilo e con uno slogan abbastanza offensivo. Capì che c’era qualcosa di strano, che qualcuno ce l’aveva con me e associai anche il graffio alla macchina di tre settimane prima.

A quel punto iniziai ad indagare su quei profili facendomi aiutare da un amico “nerd” ma non riuscimmo a far nulla, ad arrivare a nessuna conclusione.

Intanto, una sera, tornando da una cena con il mio allora ragazzo, notai nel cruscotto un biglietto abbastanza eloquente con offese pesanti e minacce. A quel punto, anche grazie al mio ragazzo, mi resi conto che il motivo di quel piccolo calvario era lui. Era la sua ex fidanzata ad avercela con me e me lo confermò lui stesso, accennando al fatto che era sempre stata una tipa vulnerabile e a suo dire vendicativa. Ma mentre lui minimizzò, sdrammatizzando tutto con un “starà rosicando” io iniziai ad avere paura. Avevo paura a postare cose su Facebook, bloccai le richieste di amicizia, avevo paura ad uscire da sola dopo le 9 di sera, mi sentivo paranoica, come se qualcuno mi spiasse. I fatti precipitarono qualche settimana dopo, quando tramite amici seppi che qualcuno utilizzava quel mio finto profilo per insultare altre persone sui social e nel contempo venivano postate pubblicamente frasi offensive ai miei danni. Chiesi subito la segnalazione del profilo a Facebook e mi feci coraggio sfidando la ex ragazza del mio (ormai ex) ragazzo dicendole che sapevo che dietro a tutto ciò ci fosse lei e di fare attenzione altrimenti l’avrei denunciata.
Momentaneamente le persecuzioni finirono, quel profilo Facebook fu cancellato e pensavo finalmente che fosse tutto finito. Mi sbagliavo. Dopo 2 mesi circa trovai il tergicristallo dell’auto spaccato e a terra un biglietto con una frase offensiva. A quel punto chiamai il mio ragazzo e gli dissi che avrei denunciato la sua ex per stalking ma lui cercò di fermarmi, dicendo che aveva molti problemi in famiglia, economici e personali e di lasciarla stare, che prima o poi avrebbe finito, anche perché  a suo dire, si stava frequentando con un altro. Cedetti alle sue richieste e feci finta di nulla ma qualche settimana dopo, tornando a casa da sola verso l’una di notte dopo una festa, notai un’ombra che mi seguiva appena uscita dal garage del mio condominio. Affrettai il passo e arrivai al portone, finchè da lontano non sentì quell’ombra pronunciare un epiteto sgradevole e sparire. Era troppo, andai dai carabinieri e denunciai il tutto, chiedendo la collaborazione del ragazzo che frequentavo, che però disse che non se la sentiva di denunciare la sua ex per i problemi che sapeva di avere, anche perché non c’erano prove nei suoi confronti a suo dire. Decisi di lasciarlo senza ripensamenti. Credevo che con la fine di questa storia sarebbero terminate anche le persecuzioni ma mi sbagliavo. Per altre settimane subì ancora post umilianti su Facebook, addirittura trovai un profilo a mio nome su Instagram con immagini orrende pubbliche. La fine di questa storia è arrivata dopo che ho denunciato il tutto alla polizia postale. Ho tirato un sospiro di sollievo, ma ancora a distanza di tre anni ci penso spesso. Oggi quella persona sta subendo le conseguenze dei suoi gesti mentre io sto bene ma purtroppo ho abbandonato i social, era più forte di me e il ricordo di ciò che è stato mi ha portato ad odiarli e cancellarmi da tutti.
Spero che questa testimonianza possa dare forza a tutti coloro che hanno subito persecuzioni come è accaduto a me. La fine del tunnel c’è sempre.

Ringraziamo Roberta per la sua lettera e vi invitiamo a raccontare le vostre testimonianze su episodi di bullismo, mobbing, cyberbullismo etc per aiutare chi lo sta subendo o semplicemente per avere un consiglio o raccontare la propria storia.

Scrivete a [email protected]