Abbiamo parlato ieri della notizia del Fondo di Solidarietà per piccole imprese, quelle che non superano i 9 dipendenti, che prevede un bonus di 5 mila euro medi di importo. Un finanziamento a fondo perduto, non un prestito. Aggiungiamo che, oltre al piano di interventi nazionale, ci sono misure delle regioni.

Oggi ci soffermiamo sul bando riservato ai comuni del Trentino: sul territorio si contano 27 mila imprese per un totale di dipendenti impiegati di circa 100 mila persone. Per sostenerli, la provincia stanzierà un platfond di 90 milioni di euro sotto forma di finanziamento a fondo perduto per le aziende che contano fino a 9 dipendenti.

Il bonus medio spettante secondo la stima va da 3 mila a 5 mila euro.

Requisito richiesto alle aziende che usufruiscono del finanziamento a fondo perduto è quello di mantenere il livello occupazionale (no licenziamenti post quarantena), a pagare regolarmente i fornitori e a mettere in atto le precauzioni necessarie per la sicurezza sotto il profilo sanitario

I singoli Comuni possono inoltre prevedere aliquote Imis ridotte a favore di tutti i proprietari che accettano di ridurre l’importo del canone per l’affitto dei fabbricati strumentali per le attività produttive.

L’assessore provinciale allo sviluppo economico Achille Spinelli ha specificato che la manovra punta in primo luogo ad aiutare i lavoratori sospesi dal lavoro e le loro famiglie: «Non possiamo impostare una manovra sui soli aiuti, fermo restando che il welfare trentino ha in sé gli strumenti necessari per aiutare i lavoratori sospesi dal lavoro e le loro famiglie a superare questa fase difficile, compresi quelli più esposti alle conseguenze della pandemia, lavoratori a tempo determinato, stagionali e così via.

Quello che percepiamo però è che gli stessi lavoratori vogliono in primo luogo tornare al lavoro e questo sarà possibile solo se curiamo e rafforziamo il nostro apparato produttivo».

«La Giunta provinciale – ha inoltre spiegato Spinelli – con questo Ddl e anche con quello di fine marzo, ha puntato ad iniettare risorse nell’economia trentina al fine di garantire il prosieguo o la ripresa delle attività produttive, soprattutto di medio-piccole dimensioni, anche dopo che la pandemia avrà allentato il suo morso. Parliamo soprattutto delle realtà produttive sotto i 9 dipendenti, che occupano circa 100.000 addetti, quindi quasi un quinto della  popolazione totale. Se queste imprese non avessero accesso al credito e se non potessero contare, ove necessario, su qualche minimo aiuto a fondo perduto per sostenere i costi fissi di questo periodo di lockdown, è chiaro che l’effetto sarebbe devastante in primo luogo per i lavoratori e le loro famiglie.»