La riforma pensioni è rimandata con ogni probabilità al 2024. Nel frattempo però bisogna trovare la strada che accompagnerà l’esecutivo alla modifica (si spera strutturale) del sistema pensionistico italiano. Un sistema che è basato sostanzialmente sulle c.d. Quote. In pratica si esce dal mondo del lavoro con il raggiungimento di un certo requisito dato dalla somma degli anni contributivi e dell’età anagrafica del cittadino. Una somma che restituisce una Quota.

Ad esempio, fino al 31 dicembre 2021 esisteva Quota 100, ossia possibilità di pensionamento anticipato per chi entro la suddetta data avesse raggiunto:

  • 38 anni di anzianità contributiva
  • e 62 anni di età.

Con la sua fine, per il solo 2022 ed al fine di evitare subito un ritorno alla Fornero, la Quota 100 è stata sostituita da Quota 102.

Quindi, pensionamento per chi entro il 31 dicembre 2022 raggiunge:

  • 38 anni di contributi
  • e 64 anni di età.

Riforma pensioni, le Quote possibile per il 2023

Visto che la riforma pensioni non si farà subito, il nuovo governo Meloni, nella legge di bilancio 2023 che dovrà farsi da qui a fine anno, è probabile che prorogherà ancora per un anno alcune “Quote” in vigore. E se non prorogate è probabile che saranno leggermente modificate per accogliere anche le richieste delle parti sociali.

Una prima ipotesi è una coesistenza tra l’attuale Quota 102 ed una Quota 102 rivisitata che in realtà diventerebbe Quota 103 oppure Quota 104.

Se ci sarà Quota 103, questo significherà pensionamento con 41 anni di contributi e 62 anni di età oppure 42 anni di contributi e 61 anni di età.

Con Quota 104, invece, servirebbero 41 anni di contributi e 63 anni di età anagrafica.

Si tratta di soluzioni che rappresenterebbero un primo passo verso quella Quota 41 netta, ossia pensione con 41 anni di anzianità contributiva senza guardare l’età anagrafica.

Le altre proroghe

Proroga anche di Opzione donna con Quota 93 (lavoratrici dipendenti) e Quota 94 (lavoratrici autonome). In altre parole, come attualmente previsto, ci dovrebbe essere la proroga della possibilità di andarsene in pensione con 35 anni di contributi e:

  • 58 anni di età (se lavoratrici dipendenti)
  • 59 anni di età (se lavoratrici autonome).

Aspettando la riforma pensioni 2024, nella manovra troverebbe posto anche la proroga di un altro anno di Ape social.

Quindi, pensione con 63 anni di età e 30 anni di contributi (Quota 93) oppure con 63 anni e 36 di contributi (Quota 99) a seconda dei casi. Ricordiamo però che Ape social è riservata solo ad alcune categorie di lavoratori svantaggiati.

Rimarrebbe ancora anche l’ordinaria pensione anticipata, ossia il pensionamento, a prescindere dall’età, con 42 anni e 10 mesi di contributi (per gli uomini) oppure 41 anni e 10 mesi di contributi (per le donne).