Nel sistema assistenziale italiano esiste una misura che da tempo rappresenta la soluzione per la vecchiaia di chi non ha mai lavorato o ha lavorato poco e quindi non ha i requisiti utili per andare in pensione. Con la riforma delle pensioni del governo Dini nel 1996, fu varato l’assegno sociale, che è la misura di cui accennavamo prima. A dire il vero l’assegno sociale non ha rappresentato, con la riforma Dini, una novità assoluta. Infatti non si fece altro che sostituire quella che una volta si chiamava pensione sociale, con l’assegno sociale.

La misura però è davvero particolare, perché oltre all’età, prevede un requisito reddituale che è collegato a quello del coniuge. È proprio questo requisito è quello che spesso mette delle persone nella condizione di non poter godere di questo trattamento. Sull’assegno sociale 2022, basta poco per perdere il diritto, questo è evidente. 

“Salve, volevo capire meglio come funziona assegno sociale dal momento che mia madre a gennaio 2023 compie 67 anni di età e potrebbe aver diritto all’assegno sociale. Mia madre però vive con mio padre, già pensionato con un assegno di poco più di 900 euro al mese. Può ricevere qualcosa dall’INPS? Ho una coppia di zii che si trovano in una condizione simile. Mia zia infatti ha 75 anni e prende l’assegno, mentre mio zio ha una pensione simile a quella di mio padre.” 

L’assegno sociale 2022 in pillole 

L’assegno sociale è una misura assai particolare che unisce al requisito anagrafico e quindi alla età del richiedente, anche un requisito economico è reddituale. Essendo una misura assistenziale infatti non può essere percepita da tutti coloro che arrivano a 67 anni di età e non hanno i requisiti per andare in pensione. La misura nasce proprio per consentire a chi giunge a 67 anni di età di avere un sostentamento economico. Le pensioni infatti hanno dei requisiti contributivi prestabiliti.

Non basta arrivare ad una determinata età per poter accedere alla quiescenza.  

Quando la pensione del coniuge impedisce all’altro di prendere l’assegno sociale 

Per dare un giudizio preciso e inconfutabile alla nostra lettrice, ci sarebbe necessità di notizie più approfondite e più precise relative al reddito del nucleo familiare dei genitori. Infatti nel sistema italiano, sia previdenziale che assistenziale basta poco per rientrare o essere estromesso da una determinata misura. E l’assegno sociale non fa eccezione anzi. A poco serve paragonare la situazione di altre persone, come la nostra lettrice fa nei confronti degli zii. Una pensione di 900 euro circa al mese come quella che ha indicato la nostra lettrice, non ci dà modo di capire al 100% la situazione di questo nucleo familiare. Basta pensare che per poter percepire l’assegno sociale serve rientrare in due soglie reddituali, una personale e l’altra in cumulo col coniuge. 

I limiti per l’assegno sociale nel 2022

È pari a 6.085,43 euro la soglia contributiva di reddito personale per i singoli non sposati. E invece di 12.170,86 euro il reddito da non superare sommato a quello del coniuge per gli sposati. Per esempio se la pensione del marito è pari a 950 euro al mese, anche se andrebbe fatto il discorso tra netto e lordo, il limite reddituale salirebbe a 12.350. In pratica con una pensione di questo genere, all’altro coniuge non spetterebbe alcun assegno sociale. Per la madre della nostra lettrice speranze ridotte al lumicino quindi. La zia invece, dal momento che ha 75 anni di età, probabilmente percepisce la pensione di vecchiaia. Infatti a 71 anni di età bastano anche 5 anni di contributi per prendere la pensione contributiva. In quel caso vengono meno i limiti reddituali imposti dall’assegno sociale. Chi non ha versamenti prima del 1996 infatti, può rientrare i questa misura.

L’ipotesi che possiamo fare è che la zia della nostra lettrice percepisca la sua pensione di vecchiaia frutto di qualche anno di lavoro svolto in tempi remoti. Ma non percepisce l’assegno sociale, se è vero che anche lo zio prende una pensione simile a quella del padre della nostra lettrice. La madre di quest’ultima se ha lavorato almeno 5 anni dal primo gennaio 1996, potrà, solo nel 2028 e al compimento dei 71 anni, percepire un trattamento personale da parte dell’INPS.