La separazione dei coniugi rappresenta uno dei momenti più delicati e complessi nella vita di una coppia, segnando non solo la fine di un legame affettivo ma anche l’inizio di un percorso giuridico e personale che richiede attenzione e sensibilità. In Italia, il processo di separazione è regolamentato da normative precise che mirano a tutelare i diritti e le esigenze di entrambi i coniugi, ponendo particolare enfasi sul benessere dei figli, qualora ve ne siano.

Dalla separazione coniugale derivano anche implicazioni fiscali, tra cui quelle legate all’assegno periodico che l’ex coniuge paga all’altro.

Un importo che è deducibile in dichiarazione redditi per chi lo paga mentre costituisce reddito per chi lo riceve. A questo proposito è giunto in redazione un quesito.

“Salve, ad aprile 2023 mi sono separata da mio marito. Quest’ultimo mi paga regolarmente, da quando ci siamo separati, l’assegno periodico previsto nel provvedimento di separazione del giudice. L’importo che percepisco è di 1.200 euro mensili, di cui 800 destinati al mantenimento dei nostri due figli e solo 400 euro sono destinati al mio mantenimento. Faccio presente che nel 2023 non ho lavorato e il mio unico reddito è stato l’assegno ricevuto dal mio ex marito. Sono inoltre proprietaria esclusiva dalla casa in cui continuo a vivere con i miei due figli. Non ho altre proprietà e nemmeno altri redditi. Sono obbligata a fare la dichiarazione dei redditi?”

Come si definisce l’assegno periodico all’ex coniuge

L’assegno all’ex coniuge, come noto, è una somma di denaro che un coniuge è tenuto a versare all’altro in seguito a una separazione o a un divorzio, nel caso in cui quest’ultimo non disponga di adeguati mezzi di sostentamento o non sia in grado di procurarseli per ragioni oggettive. L’obiettivo è garantire che il coniuge meno abbiente possa mantenere uno standard di vita quanto più possibile simile a quello goduto durante il matrimonio, in considerazione anche del principio di solidarietà familiare.

L’importo dell’assegno viene stabilito dal giudice che valuta vari fattori, tra cui:

  • le condizioni economiche di entrambi i coniugi;
  • la durata del matrimonio;
  • l’età e lo stato di salute dei coniugi;
  • i contributi personali ed economici dati da ciascun coniuge alla gestione familiare e all’educazione dei figli durante il matrimonio;
  • le capacità lavorative e le possibilità di impiego del coniuge beneficiario.

È importante notare che il diritto all’assegno non è automatico. Infatti, il giudice valuterà caso per caso, e può anche decidere di non attribuire l’assegno se ritiene che il coniuge richiedente abbia sufficienti mezzi di sostentamento o possa facilmente procurarseli.

Assegno dall’ex coniuge: i risvolti fiscali in dichiarazione redditi

Quando di mezzo c’è l’assegno all’ex coniuge e ai figli, scattano anche delle conseguenze fiscali. Per il coniuge che paga l’assegno all’altro scatta il diritto alla deduzione in dichiarazione dei redditi. Una deduzione che, tuttavia, si applica solo per la parte dell’assegno destinato all’ex coniuge e non anche sulla parte destinata al mantenimento dei figli.

Per contro, l’assegno costituisce reddito per l’ex coniuge che lo percepisce. E lo diventa solo per la parte destinata al proprio mantenimento e, quindi, non anche per la parte destinata ai figli. Nel caso in questione, dunque, ai fini fiscali l’assegno dall’ex coniuge costituisce “reddito” per la lettrice solo per 400 euro mensili (4.800 euro annui).

Dalle istruzioni ministeriali alla Dichiarazione redditi 2024, si evince che NON c’è obbligo di fare la dichiarazione redditi quando il contribuente, nell’anno d’imposta, ha avuto solo l’assegno dall’ex coniuge che, insieme ad eventuali altri redditi (esclusa l’abitazione principale), non supera 8.500 euro annui. Pertanto, ne consegue che la lettrice può ritenersi esonerata dalla dichiarazione.