La riforma pensioni resta uno degli scogli più duri da superare per il governo. Sindacati e Ministero del Lavoro restano ancora distanti e un punto d’incontro su come procedere è ancora lontano.

I primi vorrebbero che a tutti fosse data la possibilità di andare in pensione a 62 anni di età o con 41 anni di contributi. Il governo, invece, punta a non concedere la pensione anticipata prima dei 64 anni di età. Come lascia intendere anche Quota 102.

Tutti in pensione a 63 anni dal 2023?

Probabile, quindi, che la quadra possa essere trovata a metà strada, anche se tutto rimane ancora aperto e i punti da discutere non sono certo pochi.

Probabile, in ogni caso, che in pensione prima dei 60 anni dal prossimo anno non ci andrà più nessuno.

Il modello da rafforzare potrebbe quindi essere quello di Ape Sociale. Anche nell’intento di implementare quei criteri di flessibilità in uscita tanto invocati dalle istituzioni e dall’Inps in particolare.

Già lo scorso anno il governo ha allargato la platea dei beneficiari di Ape Sociale a più categorie di lavoratori. Si è agito sulla leva dei lavori usuranti, inserendo nella lista degli aventi diritto nuove categorie per concedere loro la pensione a 63 anni di età con almeno 36 anni di contributi. Si potrebbe quindi allargare ulteriormente Ape Sociale abbracciando più classi di lavoratori.

Più flessibilità in uscita per i lavoratori

Non è quindi da escludere che nei prossimi incontri fra governo e sindacati si possa prende in esame anche questa possibilità. Anche per evitare che le alternative, che prevedono tagli profondi alle pensioni anticipate, creino scontento generale.

Ape Sociale potrebbe quindi essere concessa a tutti, ma con delle differenze e con maggiore flessibilità a seconda delle mansioni svolte. Così se a un lavoratore edile bastano 32 anni di lavoro per andare in pensione a 63 anni, a un camionista ne potrebbero servire 36 e a un docente di scuola media 38.

Insomma una scaletta di valori che tenga conto del grado di usura del lavoro svolto.

Da non dimenticare poi che lo scivolo avrebbe dei limiti economici: Ape Sociale prevede infatti il pagamento di una indennità massima di 1.500 euro lordi al mese senza tredicesima.