Sta facendo molto discutere, e sta anche destando una certa preoccupazione, l’obbligo di adeguamento richiesto dall’Europa per rendere tutte le case green entro il 2023. Anzi, quasi tutte perché alcune eccezioni sono previste. E, considerato il patrimonio immobiliare italiano, possiamo ipotizzare che da noi non mancheranno le deroghe. Riportiamo la lettera di una lettrice: “Gentile redazione, finalmente quest’anno io e mio marito vorremmo investire i risparmi di anni per comprare una casa al mare. La cifra non è altissima ma non abbiamo grosse pretese.

Ora, però, mi mette in allerta la direttiva europea sulle cd case green. Io non posso permettermi una nuova costruzione, cerco solo un posto accogliente in cui passare i mesi estivi. Ma se investo i risparmi nell’acquisto di casa non potrei permettermi grossi lavori di ristrutturazione”.

Per rispondere alla nostra lettrice partiamo da alcune recentissime voci, non ancora confermate, che arrivano da Bruxelles. Pare infatti che ci sia un’apertura ad una maggiore flessibilità sull’obbligo delle case green. Il 9 febbraio prossimo è previsto il voto definitivo e ne sapremo di più. Per il momento pare che l’Europa si stia orientando verso criteri meno stringenti.

Cosa significa casa green

Se, da un lato, il target resta fissato al raggiungimento della scala A1-G, della classe energetica E entro il 2030 e, quindi, della D al 2033, dall’altro potrebbe essere concesso più tempo attraverso deroghe per “ragioni di fattibilità economica, tecnica o per la mancanza di forza lavoro qualificata sufficiente”. Uno scenario più che verosimile in Italia, soprattutto a seguito del caos del Superbonus 110.

Anche le seconde case dovranno essere green entro il 2030?

Non c’è bisogno di attendere le conferme su queste voci, però, per tranquillizzare la nostra lettrice. E’ già previsto, infatti, che siano escluse dall’obbligo green le seconde case usate meno di 4 mesi l’anno.

Ed è proprio il caso che abbiamo presentato. La deroga ha un senso logico se si pensa alla ratio della normativa europea, cioè quello di contenimento dei consumi per ridurre l’impatto energetico. Resta da capire in che modo verrà quantificato il tempo trascorso nella seconda casa, per comprovare il non superamento dei 4 mesi. E tra le casistiche c’è anche da valutare cosa succederà qualora la seconda casa venga venduta e diventi prima casa per il nuovo acquirente. Verosimilmente l’obbligo di adeguamento ricadrebbe su quest’ultimo? Quello che già è stato reso noto è che, in caso di mancato adeguamento, le sanzioni saranno stabilite e applicate singolarmente dagli Stati.

Resta il fatto che, per chi compra casa oggi, se il budget lo permette, guardare alle case green ha un vantaggio anche in un’ottica futura perché la classe energetica incide sul valore immobiliare in modo sempre più significativo.