“Molti dicono ‘io sto bene così, sento la brezza sulla pelle, sento la voce dei miei figli, ho un lavoro, che cosa posso volere di più dalla vita?’. Quello che vorrei dire è che là fuori c’è un qualcosa di invisibile, è nei corpi, nei luoghi, negli odori, nei libri, nelle stagioni. Come facciamo a vivere senza cercare questo invisibile?“, afferma Fabrizio Caramagna.

Purtroppo nella vita non si può avere tutto. Allo stesso modo non si può nemmeno controllare tutto. Spesso, in effetti, sembra dover fare i conti con delle mani invisibili che agiscono dall’alto, interferendo sulle nostre azioni quotidiane.

Basti pensare ai vari adempimenti burocratici che vedono dei paletti entro cui potersi muovere. In tale ambito si inserisce la nuova stretta del Governo sugli affitti brevi che potrebbe portare a dover fare i conti con importanti cambiamenti. Ecco cosa c’è da aspettarsi.

Cosa prevede il disegno di legge

Con il termine “affitti brevi” si fa riferimento ai contratti di locazione dalla durata inferiore a trenta giorni di immobili a uso abitativo. Nonostante il breve lasso temporale, anche questo tipo di contratto finisce sotto la lente di ingrandimento del Governo. In particolare il ministro del Turismo, Daniela Santanchè, ha proposto una stretta a livello nazionale attraverso un disegno di legge che prevede un soggiorno minimo di due notti nei centri storici delle Città metropolitane e presso i Comuni con un’alta densità turistica.

Sempre prendendo come riferimento la bozza del disegno di legge, il Ministero del Turismo sembra intenda assegnare un codice identificativo nazionale, cosiddetto Cin, a ogni immobile a uso abitativo che si vuole affittare ai turisti. Prevista una sanzione fino a 10 mila in caso di mancata segnalazione dell’inizio dell’attività e possibile introduzione della figura del property manager. Quest’ultimo avrebbe il compito di raccogliere e versare la cedolare secca in nome e per conto dei proprietari.

Affitti brevi, la nuova stretta di governo è una tassa invisibile sulle case?

Entrando nei dettagli, in seguito alla nuova stretta del Governo i turisti che desiderano pernottare solo una notte dovranno far affidamento ad altri tipo di soggiorno. Lo scopo, d’altronde, sembra essere quello di favorire le strutture alberghiere. Le prime stime in merito, però, sembrano essere poco incoraggianti. Innanzitutto non può essere dato per scontato che coloro che avrebbero optato per l’affitto breve decidano di rivolgersi ad una struttura alberghiera. Il timore è che tale stretta possa portare in molti ad effettuare delle transazioni in nero.

Ma non solo, limitare l’utilizzo che si può fare del proprio immobile fa storcere a molti il naso. Questo perché viene considerato alla stessa stregua dell’imposizione di una tassa su un bene. Soltanto che anziché essere una tassa vera e propria, aleggia sulle teste dei proprietari di casa come una mano invisibile pronta ad interferire sulle piccole entrate di cui molti proprietari hanno finora potuto beneficiare proprio grazie a pernottamenti brevi. Al momento comunque si tratta solo di ipotesi. A tal proposito, come si legge sul sito del ministero del Turismo:

“Daniela Santanchè, ha incontrato in video collegamento gli Assessori regionali in riferimento alla proposta di legge sulla regolamentazione del fenomeno degli affitti brevi. L’incontro si è svolto in una clima di proficua collaborazione, ed in pieno spirito costruttivo il Ministero ha ascoltato gli spunti pervenuti da parte degli Assessori, condividendo l’opportunità di diverse proposte. Convenendo di proseguire insieme in un percorso inclusivo e di totale disponibilità, il Ministro Santanchè ha assicurato gli interlocutori di voler pervenire al più presto ad un testo quanto più possibile condiviso, che tenga conto delle osservazioni emerse, volto a individuare le migliori scelte da intraprendere per giungere a una regolamentazione del fenomeno”.