In assoluta controtendenza rispetto alle notizie dell’ultima ora che citano la pensione oltre i 71 anni in futuro, ecco che per chi aspira ad andare in pensione nel 2024, il rischio di rinviare tutto proprio a 71 anni diventa più lontano. Infatti una delle novità del governo Meloni con la sua legge di Bilancio è proprio l’allargamento delle maglie per la pensione di vecchiaia a 67 anni.

“Buonasera, mi chiamo Domenico e sono un signore di 68 anni (compiuti il primo dicembre) a cui l’INPS ha negato la pensione nel 2022 nonostante 67 anni di età e 22 anni di contributi versati.

La mia unica colpa, non avere contribuzione versata prima del 1996. Infatti l’INPS mi chiede di arrivare a un importo di oltre 700 euro per poter andare in pensione come le persone a 67 anni di età fanno. Io però avrei diritto a una prestazione che arriva a stento a 600 euro, e l’INPS mi ha bocciato la domanda. Sono disoccupato, e non potrebbe essere altrimenti vista la mia età (chi vuoi che mi prenda al lavoro).

Mi dite se è vero che nel 2024 non si farà più riferimento all’importo della pensione? Credo di aver capito questo, ma prima di presentare nuova domanda all’INPS, vorrei essere sicuro. Eviterei di illudermi di nuovo e rimanerci male l’ennesima volta. Grazie mille per il vostro aiuto.”

Pensione a 71 anni, molti lavoratori non dovranno più aspettare così tanto per lasciare il lavoro

Alla pari dell’Estonia e secondi solo alla Danimarca. Questo ciò che si evince dal Rapporto “Pensions at a glance” dell’OCSE. E si parla di pensioni future, con i giovani che oggi iniziano a lavorare, che non potranno andare in pensione se non a partire dai 71 anni (in Danimarca a 74 anni). Ma 71 anni è l’età pensionabile per la quiescenza di vecchiaia dei cosiddetti contributivi puri.

In pratica già oggi i lavoratori che hanno il primo contributo a qualsiasi titolo versato (volontari, effettivi, figurativi o da riscatto) successivo al 1995, hanno la certezza di andare in pensione solo a 71 anni. E come dicevamo in premessa, mentre l’OCSE cita questa età come quella pensionabile per il futuro, per chi in pensione deve ancora andarci, il rischio di dover attendere 71 anni si fa meno imponente. La pensione di vecchiaia anche per i contributivi puri torna a essere più facilmente fruibile a 67 anni. Il merito è di una novità introdotta dal governo nella legge di Bilancio.

La novità del 2024: trattamenti per i contributivi puri senza limiti di importo

Anche i contributivi puri diventano persone “normali” come dice il nostro lettore, mettendo in luce l’evidente discriminazione a cui vanno incontro i soggetti che, come lui, non possono accedere alla pensione di vecchiaia per via dell’importo del trattamento. In pratica, fino al 31 dicembre 2023, chi si trova senza alcun versamento in epoca retributiva, per andare in pensione quasi certamente deve raggiungere:

  • 71 anni di età;
  • Almeno 5 anni di contributi.

La pensione di vecchiaia per loro diventa una misura più complicata da prendere. Questo rispetto a chi, avendo iniziato a versare contributi prima del primo gennaio 1996, può prendere il trattamento semplicemente arrivando a 67 anni di età. E, naturalmente, racimolando almeno 20 anni di contributi versati. Per i contributivi puri invece servono:

  • Almeno 67 anni di età;
  • Almeno 20 anni di contributi;
  • Pensione non inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale.

Ripetiamo però che nel 2024 il requisito relativo all’importo del trattamento sparisce e quindi, diventa più facile la pensione. Pertanto, crediamo che anche il nostro lettore non dovrebbe avere problemi ad andare in pensione nel 2024. Prendendo finalmente il trattamento spettante che, senza la novità del governo, non avrebbe potuto prendere fino al 2026.