In materia previdenziale le certezze nel sistema pensionistico italiano sono davvero poche. Questo dipende anche dal fatto che siamo in prossimità del varo di una riforma delle pensioni abbastanza profonda, anche se non nell’immediato. Infatti va sottolineato che il Governo sta pensando di riformare il sistema pensionistico italiano dotandolo di nuove misure adatte al superamento della rigida riforma Fornero. Purtroppo però questo cambiamento non potrà essere immediato, nel senso che il legislatore ha deciso di spostare l’attenzione al 2026 cioè alla fine della legislatura.

Ma il 2026 è un anno importante che rischia di sortire effetti nei lavoratori interessati alle pensioni, a prescindere da una ancora oggi eventuale riforma. Perché cambieranno i requisiti per l’acceso alle pensioni proprio a fine 2026. Ma questo non vuol dire che dal sistema spariranno quelle misure che vengono definiti ordinarie perché fisse del sistema.

“Salve, sono un lavoratore preoccupato per la sua pensione futura. Sto lavorando e continuo a versare i miei contributi. Conto di arrivare a 42 anni e 10 mesi di contributi nel 2028. Ma da quanto apprendo, nel 2028 non sarà più possibile andare in pensione. Perché le pensioni anticipate con 42 anni e 10 mesi di contributi spariranno. Questa cosa è vera? Come si potrà andare in pensione in futuro se tolgono questa possibilità? Premetto che nel 2028 compirò 61 anni di età.”

Buongiorno, volevo delle delucidazioni sull’età pensionabile. da anni ormai si va in pensione a 67 anni. Ma nel 2027, quando io compirò questa età, potrò ancora andare in pensione? Pare che questa possibilità finisca nel 2026. Si sa già come cambierà l’età pensionabile nel 2027. Vorrei prepararmi al peggio.”

Le misure strutturali del sistema, la pensione anticipata e quella di vecchiaia

Innanzi tutto va detto che esistono due misure strutturali del sistema, da cui proprio il sistema parte. La prima è la pensione di vecchiaia, che permette il pensionamento una volta raggiunti i 67 anni di età ed una volta raggiunti i 20 anni di contributi previdenziali versati.

E poi c’è la pensione anticipata ordinaria, che si completa con 42 anni e 10 mesi di contributi (ma per le lavoratrici 41 anni e 10 mesi di contributi), senza limiti di età.

Partiamo con il sottolineare che riforma o non riforma, queste due misure resteranno in vigore anche in futuro proprio perché sono le misure principali del sistema previdenziale. Ma è altrettanto vero che a prescindere da una vera riforma delle pensioni, queste due misure diventeranno diverse rispetto a come le conosciamo oggi. Perché cambieranno i requisiti che al momento sono congelati e bloccati fino alla fine del 2026. Quindi, possibilità di pensionamento con queste due misure che resteranno intatte, ma a requisiti probabilmente più alti rispetto a oggi.

Pensione sempre più distante dagli italiani, ecco perché

Il 2026 per la pensione anticipata dovrebbe essere la data a partire dalla quale si tornerà a parlare di incremento dei requisiti per l’adeguamento alle aspettative di vita della popolazione. Più aumenta la vita media degli italiani, più aumentano i requisiti di accesso per le pensioni. Un principio cardine questo che serve come ammortizzatore di una spesa previdenziale che man mano che passano gli anni diventa sempre più insostenibile. Essendo sempre di più i pensionati e sempre meno i lavoratori, ed essendo questi ultimi che versando contributi pagano le pensioni ai primi, evidente che bisogna tagliare qualcosa. E con il collegamento delle pensioni alla stima di vita della popolazione, si tende a voler accorciare gli anni della pensione appannaggio di chi riesce ad andarci. E per arrivare al taglio della durata della pensione niente di meglio che allontanare la stessa pensione aumentando i requisiti che servono per accedervi.

Addio pensione anticipata e di vecchiaia dal 2026? ecco la verità e cosa accadrà

Il 31 dicembre 2026 non va considerata come la data di scadenza della pensione anticipata ordinaria o di quella di vecchiaia ordinaria.

Piuttosto si deve guardare a questa data come a quella di cambiamento dei requisiti. Perché probabilmente dal 1° gennaio 2027 non basterà più arrivare a 67 anni di età con 20 di contributi per andare in pensione come accade oggi ai chi è nato nel 1956. E non basteranno nemmeno 42 anni e 10 mesi di contributi per le anticipate ordinarie. Terminerà il congelamento dei requisiti per accedere a queste due prestazioni. Perché i legislatori hanno deciso di fissare fino al 31 dicembre 2026 i requisiti per le pensioni, a quelli in vigore oggi, senza che l’aspettativa di vita ISTAT possa aumentarli. Ma dal 1° gennaio 2027 tutto questo finisce.

I dati ISTAT e l’aspettativa di vita

Al momento non sono chiari ancora gli scenari che si avranno nel 2027. Perché l’aspettativa di vita è un dato mutevole. L’ultima notizia pare sia stata quella prodotta dall’INPS con il messaggio 1599 del 2022. un messaggio che si basava sulle proiezioni dell’ISTAT che è l’ente che deve calcolare l’aumento o la diminuzione della vita media della popolazione. L’INPS non ha fatto altro che tradurre le previsioni dell’ISTAT in requisiti pensionistici. Dati che anche la Ragioneria di Stato ha calcolato. Lo scatto che si ipotizzava per il 2021, che avrebbe dovuto portare l’età pensionabile a 67 anni e 3 mesi è saltato. Per adesso si prevede che dal 1° gennaio 2027 l’età pensionabile salirà a 67 anni e 2 mesi.

Resteranno anche le finestre di 3 mesi per le anticipate?

Il congelamento dei requisiti fino al 2026 ha di fatto prodotto uno sconto rispetto alle previsioni originarie. Prima del blocco infatti il 2027 avrebbe dovuto avere l’età della quiescenza di vecchiaia a 67 anni e 6 mesi. E di due mesi dovrebbe salire anche il requisito contributivo per le anticipate. Che dai 42 anni e 10 mesi odierni passeranno a 43 anni esatti (per le donne da 41 anni e 10 mesi a 42 anni). Naturalmente occorrerà attendere dati certi, perché questa è solo una previsione.

E bisognerà verificare se resterà intatto anche il meccanismo della finestra di 3 mesi. Perché se è vero che la pensione di vecchiaia decorre dal primo giorno del mese successivo a quello di maturazione dei requisiti, è altrettanto vero che la pensione anticipata slitta di 3 mesi per via della finestra di attesa. Pertanto, se davvero nel 2027 si andrà in pensione con 43 anni di contributi, la prima decorrenza utile sarà 3 mesi dopo.