Gli stipendi italiani non crescono, ma anche quando lo fanno è difficile che riescano a recuperare l’inflazione passata e persino se ciò avviene, capita che risultino ugualmente in calo dopo avere preso in considerazione il carico fiscale. E non perché le imposte sui redditi stiano aumentando in questi anni. Al contrario, sia con il governo Draghi che, soprattutto, con il governo Meloni stanno diminuendo. Ma il “fiscal drag” si mangia in molti casi parte o tutto il beneficio. Di cosa parliamo? Di quel combinato tra aliquote IRPEF progressive e inflazione: i redditi dichiarati salgono anche solo nominalmente e finiscono a volte per ricadere in scaglioni che comportano l’applicazione di aliquote più alte.
Gettito IRPEF sopra inflazione
Tra il 2021 e il 2024 il gettito IRPEF in Italia è salito di 37,36 miliardi a 235,6 miliardi. In termini percentuali, ha segnato una crescita del 18,85%. Nello stesso triennio l’inflazione italiana è stata del 14,9% cumulata. Non una grande distanza, ma sta di fatto che i contribuenti abbiano pagato di più, mentre con il taglio delle tasse avrebbero dovuto pagare qualcosa in meno. Tuttavia, l’analisi dei dati è meno semplice di quanto si pensi. Nello stesso periodo gli occupati sono cresciuti di 800.000 (+3,5%), un fatto che comporta un aumento teorico anche del gettito dichiarato.
Fiscal drag nell’indifferenza generale
Insomma, quantificare l’impatto in busta paga del fiscal drag per l’insieme dei contribuenti italiani non è un esercizio semplice. L’unica certezza è che esso esiste. Diventa più visibile quando l’inflazione sale velocemente, ma agisce di anno in anno senza sosta. Quando oggi parliamo di primo scaglione che termina con i redditi fino a 28.000 euro, questa soglia vale quanto i 24.000 euro del 2021.
Se il legislatore avesse voluto almeno mantenere inalterato il peso dell’imposta, avrebbe dovuto innalzarla a a circa 32.650 euro. I redditi di frontiera pagano le conseguenze di tale mancato adeguamento. E la cosa che più sconvolge è che non esiste alcun dibattito circa la necessità di indicizzare gli scaglioni in maniera automatica. Gli italiani prendono per un dato di fatto che debbano pagare di più per il semplice trascorrere del tempo.
giuseppe.timpone@investireoggi.it