Telecom BernabeDopo l’annuncio della salita di Telefonica al 66% di Telco (la holding che controlla Telecom al 22,4%) e con opzione al 70%, seguita dal diritto di rastrellare fino al 100% a partire da gennaio, il presidente di Telecom Italia, Franco Bernabè, sarebbe prossimo alle dimissioni.

 

Aumento capitale Telecom Italia o aumentino di capitale

La notizia gira da diverse ore e il manager potrebbe presentarsi dimissionario al cda convocato per il 3 di ottobre. Bernabè avrebbe maturato la scelta per impedire che in seno al board si verifichino spaccature tra i nuovi soci di controllo e i consiglieri indipendenti.

In quell’occasione, il presidente avrebbe proposto un aumento di capitale da 3-5 miliardi, che alla luce del gesto potrebbe non vedere mai la luce. Non dispera JP Morgan, per cui si potrebbe varare alla fine un piccolo aumento, che non escluderebbe di certo le cessioni in Brasile e Argentina.

Già le cessioni. A causa di problemi di antitrust con l’arrivo al timone di Telecom degli spagnoli, la compagnia dovrebbe vendere Tim Brasil e l’asset argentino. Il primo potrebbe portare nelle casse di Telecom intorno agli 8 miliardi, abbattendo a 20 miliardi circa il debito, ma impoverendo l’ex monopolista di un asset redditizio.

 

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Gli spagnoli non sono interessati a un aumento, ma puntano sulle cessioni, più per evitare problemi con le autorità sudamericane che per un vero piano di rilancio industriale.

Al posto di Bernabè, Telefonica punterebbe sul nome di Massimo Sarmi, ad di Poste Italiane dal 2002. E Poste Italiane e la compagnia spagnola hanno in comune una società di consulenza, che cura le relazioni esterne di Telefonica.

Nel 1995, Sarmi fu il primo direttore generale di Tim e nel 1998 passò alla stessa carica di Telecom. Dal 2000 al 2002 fu a capo di Siemens in Italia, mentre da allora ebbe inizio la sua avventura in Poste, dove ha riportato in attivo il bilancio.

Per il manager, quindi, si tratterebbe di un ritorno in pompa magna nell’azienda in cui iniziò la sua carriera, quando all’epoca si chiamava ancora Sip. Il percorso che potrebbe portare Sarmi alla presidenza di Telecom non sarebbe, però, immediato, nel senso che certamente egli dovrebbe prima formalizzare le dimissioni dalla guida di Poste Italiane e solo successivamente potrebbe essere cooptato nel cda della compagnia, dato che attualmente egli gestisce una società che controlla l’operatore di telefonia Poste Mobile. In sostanza, senza le dimissioni opererebbe in conflitto d’interessi.

L’uscita di scena di Bernabè allontana l’aumento e avvicina la conquist di Telefonica dell’ex monopolista. La questione dello scorporo della rete, però, potrebbe subire un ritardo anche consistente, perché la crisi di governo potrebbe trascinarsi per settimane e mesi. A poco serviranno le invettive politiche contro il controllo in mani spagnole dell’asset strategico.

 

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