Alitalia passerà in mani arabeLa compagnia degli Emirati Arabi, Etihad, ha da poco comunicato di avere raggiunto un’intesa sulle condizioni per acquisire il 49% della compagnia aerea Alitalia. Dopo mesi di trattative e di tensioni tra le parti – tanto che l’operazione sembrava, a un certo punto, destinata a fallire – gli emiratini acquisiscono di fatto il controllo della ex compagnia di bandiera italiana.

Sul piatto ci sarebbero 560 milioni di euro di investimenti, ma in cambio Etihad ha chiesto che 565 milioni del miliardo di euro di debiti sia rinegoziato.

Stando alle indiscrezioni, un terzo dovrebbe essere cancellato e i due terzi rimanenti convertiti in azioni. Pare che le banche creditrici – Intesa, Unicredit, MPS e Popolare di Sondrio – abbiano raggiunto un’intesa tra di loro, in tal senso.

Un altro nodo per la futura gestione riguarda gli esuberi. 2.250 dipendenti potrebbero dovere fare le valigie. Per l’acquirente si tratta di una condizione imprescindibile per evitare il collasso finanziario di Alitalia e anche per l’ad Gabriele Del Torchio sarebbe un sacrificio necessario per tornare competitivi. Ma i sindacati sono sul piede di guerra e non vorrebbero arretrare dalle loro posizioni.

Finisce così una lunghissima crisi, che nel 2009 si pensava fosse giunta a una soluzione, quando l’allora governo Berlusconi vendette la compagnia di bandiera a un gruppo di cosiddetti “capitani coraggiosi”, ossia di imprenditori italiani, addossando allo stato un paio di miliardi di debiti. L’obiettivo era tenere lontana Air France, temibilissima concorrente di Alitalia, che qualche anno dopo subentrò ugualmente nel capitale con il 25%.

Etihad è nata nel 2003 con un decreto regio e da allora è cresciuta a ritmi strabilianti, nonostante ai primi passi mostrasse una bassa redditività e un basso load factor (tasso di carico). Ma grazie alla liquidità pompata dall’emiro, essa ha potuto puntare su commesse rilevanti. Dopo soli 11 anni, può contare su una flotta di 85 aerei tra Airbus e Boeing e su 96 destinazioni per passeggeri e cargo, tramite 1.000 voli settimanali.

Ha partecipazioni in Air Seychelles, Aer Lingus, Virgin Australia, Air Serbia, Jet Airways e Darwin.

La compagnia è guidata dall’amministratore delegato James Hogan sin dal 2006, manager di lungo corso nel settore del trasporto aereo e che è alla base della strategia delle acquisizioni aggressive di Etihad.

Pare che gli emiratini abbiano ricevuto rassicurazioni anche sul superamento del decreto Bersani, che limita gli slot per Linate, così come su un miglioramento del collegamento ferroviario con Fiumicino e la cancellazione dei vantaggi assegnati alle compagnie low-cost.