La notizia è di qualche giorno fa: Paschal Donohoe ha rassegnato le dimissioni da presidente dell’Eurogruppo, carica che ricopre dal 2020. Il ministro delle Finanze irlandese ha ottenuto un top job alla Banca Mondiale, praticamente essendone stato nominato il numero due. Ed è, ovviamente, subito scattata la corsa alla sua successione.
Eurogruppo, Italia appoggia lo spagnolo Cuerpo
L’Eurogruppo è un organismo informale dell’Unione Europea. Esso raggruppa i ministri economici dell’Eurozona, cioè delle 20 economie (21 dal prossimo gennaio con l’ingresso della Bulgaria) che adottano l’euro. L’organismo formale, infatti, è l’Ecofin e che riunisce tutti i 27 ministri economici dell’UE.
Questo è guidato attualmente dalla danese Stephanie Lose.
Ad ogni modo, l’Eurogruppo è diventato nel tempo prestigioso. Tant’è che rientra nei complessi calcoli per la spartizione delle cariche apicali a Bruxelles. La presidenza si rinnova ogni due anni e mezzo ed è soggetta ai numerosi cambiamenti che avvengono nei governi dell’area. Mercoledì sera, una nota del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, esclude una corsa dello stesso per la successione. L’Italia, si legge, appoggerà lo spagnolo Carlos Cuerpo.
Giorgetti successore di Lagarde?
Una notizia che fa scalpore. Giorgetti avrebbe avuto credibili chance di farcela. Anzitutto, perché l’Italia al momento non ricopre alcuna carica apicale nell’UE, pur essendo tra gli stati fondatori e terza nazione più grande per popolazione e Pil. Secondariamente, perché il nostro Paese ha finalmente le carte in regola per aspirare a guidare i ministri economici dell’Eurozona. Il deficit è atteso al 3% del Pil o poco sotto già quest’anno, un fatto che nella primavera prossima ci farebbe uscire dalla procedura d’infrazione.
In questi anni, non sono mancate le lodi in Europa e da parte di organismi internazionali come il Fondo Monetario verso l’operato di Giorgetti.
Perché sfilarsi? Probabile che dietro vi sia un disegno più ambizioso, cioè la Banca Centrale Europea (BCE). L’attuale governatore Christine Lagarde resterà in carica fino all’ottobre del 2027. La ricerca del suo successore entrerà nel vivo tra un anno. E l’Italia vuole tornare a guidare l’istituto dopo gli otto anni di Mario Draghi. Avendo rinunciato all’Eurogruppo, vanterebbe un credito e specialmente con la Spagna, che ricambierebbe (si spera) il favore appoggiando la nostra candidatura.
Possibile asse con Madrid?
C’è da notare che i rapporti tra Roma e Madrid in questi anni non sono stati buoni. Il governo spagnolo è stato tra i puoi fieri avversari del governo Meloni sul piano ideologico e lo ha ostentato a più riprese, a volte con dichiarazioni non edificanti di qualche suo esponente. Questo strano asse segnerebbe il tentativo dei due Paesi di rafforzarsi nelle istituzioni comunitarie. A questo punto, il vice-governatore della BCE sarà difficilmente uno spagnolo. Più probabile che arriverà dal Nord o Est Europa, aprendo la strada a un governatore del Sud tra due anni.
Chi andrebbe a Francoforte per l’Italia? La candidatura naturale sarebbe quella di Fabio Panetta, attuale governatore della Banca d’Italia e membro di diritto del board BCE.
Ma si parla proprio di Giorgetti come alternativa che starebbe prendendo quota. Non sarebbe una stranezza, visto che anche Lagarde ha compiuto lo stesso percorso. Lungi dall’essere stata una figura tecnica, il suo curriculum è stato prettamente politico. Anch’ella aveva guidato le finanze in Francia sotto la presidenza di Nicolas Sarkozy.
Niente Eurogruppo, Italia guarda a BCE
Giorgetti si sfilerebbe dall’Eurogruppo per candidare sé stesso o un altro italiano alla BCE. La gallina domani al posto dell’uovo oggi. In ogni caso, l’iter sarà complesso. Anche la Bundesbank adocchia quella posizione, sebbene la Germania già abbia la presidenza della Commissione con Ursula von der Leyen. Al ministro italiano i colleghi potrebbero rimproverare che l’Italia è stato l’unico Paese comunitario non avere ratificato il nuovo MES, bloccando la riforma invocata anche da Francoforte. Come sempre, saranno i capi di stato e di governo a decidere secondo logiche di natura più politica che tecnocratiche.
giuseppe.timpone@investireoggi.it
