Ennesimo record per l’occupazione e gli italiani si alzano dal divano, crollano gli inattivi

Occupazione record in Italia nel mese di ottobre. Crolla il numero degli inattivi di 531 mila unità in un anno. La voglia di lavorare torna.
1 anno fa
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Occupazione record in Italia nel mese di ottobre
Occupazione record in Italia nel mese di ottobre © Licenza Creative Commons

Anche nel mese di ottobre l’Italia registra un tasso di occupazione record. Le persone al lavoro sono risultate essere il 61,8% della fascia di età tra 15 e 64 anni, aggiornando il precedente massimo storico del 61,7%. In valore assoluto, un aumento di 27 mila unità in un mese e di 458 mila su base annua a quota 23 milioni 694 mila. Rispetto ad un anno prima, il numero dei lavoratori dipendenti a tempo indeterminato è cresciuto di 455 mila unità, quello degli autonomi di 66 mila, mentre si è contratto il numero dei lavoratori a tempo determinato di 64 mila.

Questo significa che sta aumentando l’occupazione stabile, che la cosiddetta precarietà del lavoro si sta riducendo.

Crollano gli inattivi, ancora troppi tra le donne

Ma l’occupazione in sé non è l’unico dato rilevante tra quelli pubblicati ieri dall’Istat. Se sale al 7,8% il tasso di disoccupazione per via del maggior numero di persone in cerca di lavoro (+45 mila in un mese), dall’altra parte crollano gli inattivi di 116 mila unità su settembre e di ben 531 mila in un anno. Per inattivi intendiamo coloro che non lavorano e neppure cercano un lavoro. Insomma, gli italiani stanno alzandosi dal divano per trovare opportunità di impiego. Ciò spiegherebbe non solo l’aumento dell’occupazione, ma anche della disoccupazione. Infatti, non tutti trovano lavoro immediatamente dopo l’avvio della ricerca.

In termini percentuali, gli inattivi sono ancora il 32,9% della popolazione in età lavorativa, pur in calo dal 33,1% di settembre. Tralasciando il periodo della pandemia, l’apice dall’inizio delle rilevazioni Istat nel 2004 era stato raggiunto nel giugno del 2011 al 38,6%. In valore assoluto sono 12 milioni e 202 mila. Di questi, 4 milioni 434 mila sono uomini (23,9%) e 7 milioni 768 mila donne (41,9%). Da questi dati emerge un’enorme disparità di genere. Il tasso di inattività femminile quasi doppia quello maschile. Su base annua, tuttavia, entrambi i sessi mostrano miglioramenti.

In percentuale, rispettivamente dell’1,4% e dell’1,3%. In assoluto, di 273 mila e di 258 mila.

Record di lavoratori dipendenti

Quanto al tasso di occupazione, esso è del 70,8% (+1,4% a/a) tra gli uomini e del 52,7% (+1,1% a/a) tra le donne. Il mese scorso lavoravano 14 milioni 681 mila uomini e 11 milioni e 12 mila donne. Quanto alle fasce di età, l’occupazione più bassa si riscontra tra i giovani compresi tra 15 e 24 anni al 24,7% (+1,2% a/a), salendo al 68,7% tra i 25 e 34 anni (+1,8%), al 76,4% tra i 35 e 49 anni (+0,8%) e attestandosi al 64% tra gli over 50 (+1,8%).

Ed è record di occupati tra i lavoratori dipendenti a 18 milioni 652 mila unità, trainati dai lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, anch’essi saliti al nuovo record di 15 milioni 728 mila. Scendono a 2 milioni 924 mila i lavoratori a tempo determinato e a 5 milioni 42 mila i lavoratori automi.

Occupazione in crescita, ma ancora bassa nel raffronto europeo

I dati sull’occupazione di ottobre sono rilevanti sul piano politico, perché segnano esattamente un anno dall’insediamento del governo Meloni. Sono complessivamente molto positivi, sebbene vada detto che il trend sia stato quasi sempre crescente nell’ultimo decennio, ad eccezione chiaramente del periodo pandemico. Non possiamo che guardare con favore al fatto che sempre più persone decidano di cercare un lavoro e lo trovino. Queste cifre spengono almeno in parte le polemiche sulla fine del reddito di cittadinanza per i cittadini sotto i 60 anni di età e privi di minori a carico e/o disabilità.

L’Italia resta tra gli stati con il più basso tasso di occupazione nel raffronto con il resto d’Europa. Il gap vale circa dieci punti percentuali, equivalenti a quasi 4 milioni di lavoratori in meno. Si consideri, tuttavia, che le stime parlano di 3 milioni di lavoratori in nero nel nostro Paese. Se emergessero sul mercato ufficiale, le distanze con gli altri paesi avanzati si ridurrebbero notevolmente.

L’abbattimento del costo del lavoro tramite la tassazione e la contribuzione, la riduzione della pressione burocratica sulle piccole e medie imprese e il sostegno alla loro crescita dimensionale, unitamente a una lotta seria all’economia sommersa, restano obiettivi imprescindibili per la creazione di opportunità di lavoro nuove e la regolarizzazione di quello in nero.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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