Dal 2012 al 2015: tre anni e mezzo dopo il primo capitolo di Vatileaks, ecco il secondo episodio che vede come protagonisti monsignor Lucio Angel Vallejo Balda dell’Opus Dei, e Francesca Immacolata Chaouqui della Cosea (Commissione referente sulle strutture economico-amministrative della Santa Sede). Entrambi sono stati arrestati dalle autorità vaticane, ma la donna – 33 anni, calabrese di origine franco-marocchina – è stata subito rilasciata per la sua volontà di collaborare con la giustizia. Al centro dell’inchiesta, partita nel maggio scorso, il trafugamento di carte e documenti riservati, molti dei quali sono serviti da materiale per inchieste giornalistiche e per due libri che usciranno entrambi il 5 novembre: Avarizia, di Emiliano Fittipaldi (Feltrinelli), e Via Crucis, di Gianluigi Nuzzi (Chiarelettere).

 

Vatileaks: capitolo 1

L’assoluto protagonista di Vatileaks I fu Paolo Gabriele, maggiordomo personale di Benedetto XVI, soprannominato Paolettoin Vaticano. Godendo della fiducia dell’allora Papa, era riuscito a sottrarre importanti documenti riservatia l pontefice, tutto materiale che poi finì a servire il libro di Gianluigi Nuzzi, Sua Santità. Gabriele venne arrestato, processato e condannato, ma alla fine fu graziato dal Vaticano. Tra gli altri protagonisti del primo capitolo di Vatileaks ci furono anche un tecnico del computer e un gendarme. All’indomani della scoperta, Ratzinger commentò così:

Gli eventi degli ultimi giorni riguardo alla Curia e ai miei collaboratori hanno portato tristezza nel mio cuore. Desidero rinnovare la mia fiducia e il mio incoraggiamento ai miei più stretti collaboratori e a tutti coloro i quali ogni giorno, con lealtà e spirito di sacrificio e in silenzio, mi sono di aiuto nel compimento del mio ministero.

La gendarmeria proseguì poi con le indagini, indagini che però si fermarono poco dopo. Il Vaticano venne poi investito da un altro ciclone, uno di ben maggiore importanza: le dimissioni di Ratzinger. A cui seguirono l’elezione di un nuovo Papa, Francesco I, e l’inchiesta finì più o meno nel dimenticatoio.

 

Vatileaks: capitolo 2

L’inchiesta che ha portato a Vatileaks 2 è nata nel maggio scorso, quando il dottor Libero Milone, revisore dei conti per il Vaticano, si è accorto che alcuni documenti nel suo ufficio erano spariti. Da questo episodio sono partite le indagini che poi hanno incastrato la Chaouqui e monsignor Balda: entrambi sorpresi, una volta giunti in Vaticano, dell’arresto, ma con la prima che si è subito offerta di collaborare attivamente, mentre il secondo deve fare i conti con il giuramento di fedeltà fatto al Papa nel 2013 e subito tradito. Così, due giorni fa, Papa Francesco si è sorprendentemente espresso con queste parole:

Perché non guardiamo la faccia di quelli che vanno in giro a seminare zizzania: sono felici? O quelli che cercano sempre le occasioni per imbrogliare e per approfittare degli altri, sono felici? No, non possono essere felici.

Ogni riferimento, molto probabilmente, non è puramente casuale. E adesso la Chaouqui e monsignor Balda sono ai ferri corti: la prima ha affermato al Corriere della Sera di non c’entrare nulla con questa storia. “Il monsignore se l’è presa con me; c’è un clima da lunghi coltelli, anche per via delle due nomine mancate: prima il monsignore sperava di diventare segretario della Segreteria per l’Economia, poi di essere nominato Revisore generale della Santa Sede”. Rivelazioni che cozzano però con i rapporti tra la Chaouqui e Balda, con quest’ultimo che di certo ha influito sull’ingresso della ex-pierre della Ernst&Young nella Cosea.  

Il commento della Santa Sede

E adesso sul banco degli imputati ci finiscono anche i libri di Nuzzi e Fittipaldi: in una nota, infatti, la Santa Sede ha affermato come entrambe le pubblicazioni rappresentino il frutto “di un grave tradimento della fiducia accordata dal Papa“, mentre per ciò che concerne gli autori “di un’operazione finalizzata a trarre vantaggio da un atto gravemente illecito di consegna di documentazione riservata”.

Tali libri, secondo la Santa Sede, non contribuiscono in alcun modo “a stabilire verità e chiarezza” e non rappresentano un modo “per aiutare la missione del Papa”.  

E adesso?

C’è la storia del computer violato del dottor Milone, come ha riportato la Chaoqui al Corriere, così come c’è la storia del tumore di Papa Francesco uscito 10 giorni fa. Eh già, perché proprio 10 giorni fa si tornò a parlare di un gruppo di corvi a volare sulla Cupola di San Pietro. In Vaticano, però, sapevano già degli arresti in anticipo, arresti che sarebbero dovuti essere stati effettuati proprio prima del 5 novembre, ovvero prima della data di pubblicazione dei due libri coinvolti nell’inchiesta. Per ora, dal Vaticano confermano che non ci sarà più misericordia, che è venuto il momento di tenere la mano ferma e il pugno duro, perché dopo i numerosi scandali che hanno colpito il Vaticano negli ultimi anni, anche nello Stato sacro il tempo della misericordia e della pietà sembra giunto al termine.