Doppio biglietto, display alterati e telecamere oscurate: sono questi i trucchi utilizzati da alcuni casellanti dell’Autostrada A7 Milano-Genova per truffare la Milano Serravalle Spa, società che gestisce il tratto autostradale in questione. In totale, nel solo 2018 sono stati sottratti qualcosa come 200mila euro in pedaggi. Il processo per le persone indagate avrà inizio il prossimo giugno, con i soggetti coinvolti nell’inchiesta della procura di Milano che dovranno rispondere delle accuse di truffa aggravata. Nello specifico, la procura del capoluogo meneghino ha riconosciuto l’aggravante sia perché la truffa è ai danni di un ente pubblico (Serravalle Spa è infatti una partecipata della Regione Lombardia) che per l’abuso di relazione d’ufficio, come riporta il Corriere della Sera nel pezzo a cura del giornalista Riccardo Bruno.

Come funzionava la truffa dei casellanti

Sono in tutto sette le persone indagate dalla procura di Milano per truffa aggravata ai danni della Milano Serravalle Spa, con la prima udienza in tribunale fissata per la giornata dell’11 giugno (la data esatta è stata riferita dal quotidiano La Provincia Pavese). Uno degli operatori è accusato di aver impiegato il trucco del doppio biglietto quasi duemila volte: conservava un biglietto con un importo basso, quando poi arrivava un automobilista che aveva compiuto un lungo chilometraggio registrava il biglietto conservato in precedenza intascando così la differenza.

Manomissione del display

Oltre al trucco del doppio biglietto, i casellanti dell’Autostrada A7 Milano-Genova si sono resi protagonisti di altre due azioni fraudolente. Una di queste consisteva nel manomettere il display dove appare il pedaggio, riportando una somma di denaro inferiore rispetto a quella spesa effettivamente dall’automobilista. Inoltre, alcuni operatori hanno perfino oscurato le telecamere presenti al casello, impedendo di fatto di riconoscere il passaggio delle vetture e gestendo manualmente i pedaggi, senza peraltro registrarli tutti. La truffa contro la partecipata Serravalle è stata scoperta grazie all’aiuto di alcune auto civetta utilizzate da una società di investigazione privata.

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