Non è un buon momento per la Serie A, i cui conti sono più che mai a rischio, quando già sono rimasti indietro rispetto ai principali campionati europei. I ricavi annui nel 2017/2018 sono stati di 2,2 miliardi, quasi 1 miliardo in meno della Bundesliga, 1,5 miliardi in meno della Liga spagnola e ben 3,2 miliardi sotto la Premier League. Se competere in queste condizioni di relativa debolezza finanziaria è difficile, il futuro non sembra portare buone novelle per i 20 club di punta del calcio italiano. Tra Sky e Dazn, nel 2018 si sono persi 1,15 milioni di abbonati e l’anno prossimo dovranno essere battuti all’asta i diritti della Serie A per il triennio 2021/2024.

Le previsioni sono nere.

Diritti TV calcio Serie A, Sky rischia grosso e per salvarsi punta sulla fibra ottica

Di fatto, i diritti TV pesano per circa la metà dell’intero fatturato e sono attesi stagnanti con la prossima asta, sempre che tutto fili liscio. Minori abbonati non depongono a favore della Lega sul piano negoziale e tra Sky e Dazn non vi sarà alcuna battaglia all’ultimo sangue per comprarsi i pacchetti delle partite, specie dopo che il colosso satellitare ha offerto spazio alla seconda sui suoi canali. E così, torna in pista Mediapro, al centro di una telenovela finanziaria nel 2018 per l’acquisizione prima e lo “scippo” successivo dei diritti vinti all’asta.

La società sino-spagnola punta a offrire 1,3 miliardi di euro all’anno per tre anni, con rinnovo automatico per il triennio successivo allo stesso prezzo nel caso in cui i ricavi nell’anno 2023 arriveranno almeno a 973 milioni e la previsione di un meccanismo premiale per i club per il caso di ricavi sopra alcuni tetti stabiliti. Si tratta di una collaborazione per la creazione del cosiddetto canale della Lega. Tuttavia, in pochi credono alla genuinità del progetto, mentre in tanti ritengono si tratti di un bluff dei club di Serie A per mettere alle strette le pay tv e spingerle a sborsare il più possibile per i diritti.

La nascita di un canale di Lega non sembra alla portata di queste 20 squadre perlopiù squattrinate, visto che implicherebbe un calo dei ricavi nella prima fase, cosa che in poche potrebbero permettersi.

Supercoppa in Arabia Saudita minaccia i diritti TV esteri

E a mettere ancora più a repentaglio i conti della Serie A c’è adesso pure la Supercoppa Italia, che il prossimo 22 dicembre verrà disputata in Arabia Saudita tra Juventus e Lazio. BeIn Sport minaccia di rinunciare al contratto con cui ha acquistato da Img i diritti del calcio italiano all’estero per 500 milioni di dollari all’anno (circa 450 milioni al tasso di cambio attuale). Motivo? L’Arabia Saudita sabota la qatarina BeIn con la sua piattaforma BoutQ con azioni di pirateria, infliggendole un danno commerciale non indifferente in buona parte del Golfo Persico. Tra Riad e Doha le tensioni politiche sono alte da anni, con il regno ad accusare il vicino di parteggiare con l’Iran.

Serie A con CR7, i diritti TV all’estero a che punto sono?

Secondo BeIn, è insensato che la Lega stipuli un contratto per disputare la Supercoppa in un paese, che sta danneggiando i suoi conti, colpendo la società che detiene all’estero i diritti della Serie A. E mentre l’ad Luigi De Siervo si difende, sostenendo che nel contratto siglato con i qatarini non vi fossero inserite limitazioni sulle location in cui giocare le partite, la Serie A torna nel caos. Il suo presidente Gaetano Miccichè si è dimesso dopo che la Procura federale ha aperto un’indagine sulle modalità della sua elezione. Al suo posto spuntano i nomi di Giulio Tremonti e Roberto Maroni, entrambi ex ministri dei governi Berlusconi.

Se una convergenza non fosse trovata tra le 20 squadre della Serie A, la FIGC procederebbe al commissariamento.

E tutto servirebbe ai club, tranne che essere privi di una testa in grado di interloquire per tempo con le pay tv e trovare un accordo profittevole per entrambe le parti sui diritti. Tra la fine del 2017 e gli inizi del 2018, le aste andarono fallite proprio nel mezzo del caos in cui versava la Serie A, che solo successivamente e dopo mesi di trattative complicate trovava in Miccichè il nome ritenuto idoneo per la presidenza. Attenzione, perché le condizioni che si stanno prospettando vanno nella direzione di difendere i livelli degli incassi del triennio in corso, quando tutti sappiamo che servirebbero diritti più remunerativi per sostenere l’esplosione dei costi. Non un bel futuro per il calcio italiano, già poco appetibile per la presenza nelle rose di pochi giocatori di livello internazionale.

[email protected]