Come cambierà il lavoro dopo la pandemia? Il coronavirus sta letteralmente modificando il modo di lavorare degli italiani che ormai da settimane sono costretti a casa e chi può lavora con la modalità smart working.

La carica di smart workers

È ormai chiaro che questa modalità di lavoro prima dell’arrivo del covid 19 nel nostro paese era limitata a 570mila persone come aveva censito l’Osservatorio del Politecnico di Milano mentre ora sono aumentati ad altri 554.754 unità. Un numero crescente di lavoratori da casa che indubbiamente ha molti vantaggi non solo dal punto di vista del risparmio ma anche ambientale.

Lavorare da casa riduce i viaggi di lavoro verso l’ufficio, i consumi e gli spazi nei luoghi di lavoro e quindi l’impatto, su questo lato è positivo. Come scrive Business Insider che riporta le parole di Eric Patton, Ph.D., docente di  management all’Università Saint Joseph di Filadelfia:“L’espansione del lavoro remoto è stata resa possibile da piattaforme virtuali come Skype, Zoom e Slack, ma in questo momento le aziende devono anche essere sicure di poter affrontare un aumento del traffico del 500 per cento”. Nella pratica il lavoro da casa può essere una buona alternativa se si dispone di un’ottima connessione mentre chi vive in luoghi dove, ad esempio, la fibra non è presente o la connessione è ancora debole, può diventare difficoltoso.

Vantaggi e svantaggi

Fino ad oggi lo smart working era percepito con riluttanza dalle aziende che non erano convinte di far lavorare da casa il dipendente temendo di non poterne avere il controllo. Ora, la reclusione forzata e il fatto che per molti è necessario lavorare da remoto può far comprendere alle aziende i lati positivi del telelavoro. Nel mondo sono tante le grandi realtà che hanno adottato lo smart working: Twitter, Apple, Microsoft, Amazon e JP Morgan sono per citarne alcune.

I motivi sono presto detti. A beneficiarne è sicuramente la produttività  visto che i lavoratori usano il tempo risparmiato per andare e tornare dall’ufficio per lavorare, senza contare che la maggiore flessibilità aiuta il dipendente a dare di più e distrarsi meno senza perdersi nelle questioni organizzative. Ci si sente più soddisfatti e concentrati sugli obiettivi, lo stress sembra minore poiché si riesce a far convivere meglio la vita privata con quella lavorativa.

Ovviamente non mancano alcuni svantaggi come il senso di isolamento, mancando le relazioni dirette, fattori che si possono modificare usando mezzi come la videoconferenza al posto delle sole email.

I datori di lavoro, invece, possono percepire una maggiore distanza psicologica dovuta anche al minor controllo che si può avere nel dipendente ma anche in questo caso si possono trovare dei modi per ovviare al problema. Quello che appare certo, al momento, è che lo smart working si sta facendo strada e questo è solo l’inizio di un modo di lavorare che può rappresentare il futuro.

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