Ieri 17 aprile, giorno di Pasquetta, la trasmissione Report è tornata su Rai 3 con una nuova puntata. Stavolta si è parlato di Cinecittà, della sua privatizzazione e di come adesso tornerà ad essere proprietà dello Stato (che dovrà però pagare i debiti contratti). Si è posta poi l’attenzione su Roberto Benigni e la vicenda degli Studi di Papigno che l’attore voleva diventassero concorrenti di Cinecittà. Nonostante onerosi investimenti pubblici, il progetto di Benigni e di Nicoletta Braschi non è andato a buon fine.

Ecco le news in merito.

Roberto Benigni tra Papigno e Cinecittà

Dopo aver girato il film “La vita è bella” quasi interamente nella città di Terni, Benigni e la Braschi decisero di aprire degli studi cinematografici a Papigno. In merito a ciò, poi, il comico disse che il suo obiettivo era quello di far diventare Cinecittà una filiale di Papigno, vecchia fabbrica di carburo. Per realizzare tale progetto i due potettero contare di un investimento pubblico di dieci milioni di euro così come racconta il sindaco della cittadina di Terni ovvero Leopoldo Di Girolamo.

Grazie all’ambizioso progetto di Benigni, l’Università di Perugia decise quindi di aprire un corso di scienza della produzione artistica (laurea triennale) al quale si iscrissero circa cinquecento studenti. Purtroppo il corso di studi fu chiuso a seguito degli insuccessi e della decisione di Benigni di cedere parte delle quote della società a Cinecittà. Report, in merito alla vicenda, ha quindi intervistato gli studenti del su citato corso di laurea e questi hanno raccontato che purtroppo non riescono ad iscriversi alla specialistica in quanto nessuna facoltà riconosce loro un numero di esami tale da poter intraprendere l’ultimo step per la laurea definitiva.

Roberto Benigni tra Papigno e Cinecittà: Cinecittà lo salva dai debiti ma ora quei debiti li pagheremo noi?

Nicoletta Braschi e Roberto Benigni, dopo il flop di “Pinocchio” e de “La tigre e la neve”, decisero di cedere le loro quote a Cinecittà (2005).

L’intervento di quest’ultima, quindi, secondo quanto racconta l’inchiesta di Report, salvò Benigni in quanto assorbì i debiti della sua società che altrimenti sarebbero arrivati a cinque milioni di euro. Ci si chiede il perché di tale decisione dato che ad oggi gli studi di Papigno sono chiusi. In merito alla questione, il sindaco Di Girolamo crede che Cinecittà abbia fatto tale scelta perché credeva ci fossero condizioni di competitività.

Fatto sta che in tutti questi anni, Cinecittà ha accumulato moltissimi debiti arrivando fino a trentadue milioni di euro più un contenzioso con il MIBACT per l’affitto dei locali non pagato per circa sei milioni di euro. Ora lo Stato ha deciso che Cinecittà dovrà tornare pubblica e tutti i cittadini dovranno farsi carico dei debiti accumulati e del salvataggio di Benigni che in tutta questa storia, secondo Mottola, non ci ha perduto nemmeno 1 euro.

La risposta di Benigni

Il Fatto Quotidiano, in merito all’inchiesta di Report, ha comunicato che Benigni ha diffidato la trasmissione Report. Il legale del comico Michele Gentiloni Silveri, che è anche il cugino dell’attuale premier, ha inoltrato una lettera ai vertici della rete e dell’azienda annunciando una primissima richiesta di danni soltanto per l’anteprima mostrata la puntata scorsa ovvero quella in cui si è parlato del salvataggio dell’Unità. Ora quindi Cinecittà tornerà in mani pubbliche e Giorgio Mottola spiega che, oltre dai debiti accumulati da Abete e soci, lo Stato si ritroverà anche a dover far fronte all’investimento in perdita di Benigni e Braschi. Chi pagherà quindi? Leggete anche: Trump, Siria, Corea e ISIS: qual è il messaggio degli USA al mondo?