Per le squadre italiane la qualificazione all’Europa League non sembra essere una priorità, eppure si parla sempre di introiti televisivi e quindi di guadagni, ma è palese ormai che gli sforzi profusi in questa manifestazione da parte dei nostri club sono davvero minimi. Molti si chiedevano, ad esempio, cosa fosse successo alla bella Inter di Pioli dopo la vittoria per 7-1 contro l’Atalanta, che di fatto sembrava aver lanciato i nerazzurri verso uno sprint finale per l’ultimo posto utile in Champions League.

Dopo il pareggio con il Torino e la sconfitta contro la Sampdoria è iniziato un periodo di involuzione durato fino alla fine del campionato. È possibile che, vista ormai svanire la possibilità di conquistare un posto nell’Europa che conta, sia stato deciso di abbandonare ogni velleità internazionale? Sembra strano ma è così, in particolare se si guarda con occhio critico anche al comportamento del Milan.

Le tournèe estive, i preliminari di Europa League e un gioco che non vale la candela

Già una qualificazione in Europa League non sembra essere di gradimento per i grandi club italiani, figuriamoci il passaggio non diretto ma attraverso i preliminari, che nel nostro caso, quest’anno inizieranno il 27 luglio. Questo significa preparazione anticipata, con conseguente arrivo in riserva a fine campionato, costose trasferte internazionali, partite infrasettimanali durante l’anno e la rinuncia a remunerative tournèe estive, specie in Cina e negli Stati Uniti.

Ovviamente non possiamo parlare con certezza, ma se valutiamo il rendimento delle milanesi dopo aver capito di non poter più accedere al terzo posto (l’ultimo valido per l’accesso in Champions), ci rendiamo conto di un calo troppo repentino: nelle ultime sette giornate,  una sola vittoria per il Milan e due per l’Inter, maturate tra l’altro negli ultimi due turni, a dadi ormai tratti.

Entrambe le squadre parteciperanno alla International Champions Cup in Cina e si scontreranno in un derby fuori sede il 24 luglio. Il 27 il Milan giocherà i playoff per la qualificazione all’Europa League. Un bello stress non c’è che dire e una stagione che inizia presto, probabilmente troppo presto per ambire a traguardi importanti, soprattutto se non si ha una rosa ampia e adeguata.

Il gioco a perdere tra Fiorentina, Inter e Milan, alla fine, ha premiato le prime due, che hanno dovuto incassare pesantissime critiche da parte della tifoseria, nella speranza di restituire soddisfazioni, magari con gli interessi, il prossimo anno.

Quanto si guadagna con la qualificazione all’Europa League

Per i club italiani l’Europa League sembra essere più un costo che un ricavo, almeno dati alla mano: le squadre che hanno affrontato una stagione con il doppio impegno non solo hanno fatto registrare un calo di rendimento in campionato, ma hanno lamentato un negativo nel guadagno netto di circa 7 milioni di euro di media.

Peggiore la situazione per chi è passato dalla Champions League all’Europa League: il netto è sceso di 18 milioni di euro.

Il vero guadagno si ha dal passaggio a nessuna partecipazione a competizioni europee alla qualificazione in Champions League (positivo di circa 15 milioni di euro).

È anche vero che la vittoria dell’Europa League apre le porte ai gironi Champions (per questo motivo l’anno troveremo anche il Manchester United, nonostante il sesto piazzamento in Premier), però è un percorso lungo e tortuoso, che richiede non solo ulteriore impegno, ma anche una rosa lunga, che permetta di partecipare in maniera competitiva ad almeno due competizioni (se non si vuole considerare la Coppa Italia).

Insomma, la qualificazione in Europa League è una spada di Damocle che pende sulle teste delle big italiane che non riescono ad entrare in Champions League: da un lato devono entrare in Europa per i tifosi, dall’altro sanno di dover affrontare una competizione dal basso appeal, poco stimolante, dispendiosa per le casse e per le energie fisiche e mentali.