Sono quasi dieci anni dal varo della legge Fornero, che a fine 2011 introdusse in Italia una riforma delle pensioni “lacrime e sangue”. Il ministro del Welfare di allora e che diede il nome al testo, Elsa Fornero, non trattenne le lacrime durante la conferenza stampa convocata dal premier Mario Monti. Senonché, in questo decennio a piangere sarebbero stati milioni di lavoratori, a cui è stato allungato il periodo di permanenza al lavoro.

Cardine della legge Fornero fu l’equiparazione dell’età pensionabile tra uomini e donne, pur attraverso un percorso graduale.

Inoltre, l’età pensionabile stessa fu alzata a 67 anni e adeguata su base biennale all’aspettative di vita media rilevata dall’ISTAT. Sembrerebbe, quindi, che la riforma delle pensioni del 2011 abbia ritardato l’uscita dal lavoro. E se vi dicessimo che i dati INPS raccontino tutta un’altra storia?

Nel 2010, prima della legge Fornero, le pensioni di anzianità liquidate sfioravano le 250.000 unità, quelle di vecchiaia si attestavano a meno di 230.000, poco sopra le pensioni ai superstiti. Nel 2020, le pensioni di anzianità risultavano salite a quota 340.000, quelle di vecchiaia sulle 240.000. In area 260.000, poi, le pensioni ai superstiti.

Effetti reali della legge Fornero

Ma la legge Fornero non avrebbe dovuto ridurre proprio il numero delle pensioni di anzianità? Con quota 100, queste spiccano il volo, salendo di una media di 100.000 all’anno. Tuttavia, già dal 2014 s’intravide la netta risalita dopo un calo durato appena tre anni. Quell’anno, le pensioni di anzianità liquidate erano scese a un minimo di circa 130.000. Dunque, ben prima di quota 100 si registrò una tendenza al rialzo, dettata dal varo delle numerose clausole di salvaguardia per tutelare i cosiddetti “esodati” e da Opzione Donna.

E così, all’inizio di quest’anno il 38% dei trattamenti erogati risultava relativo alla pensione di anzianità (6,4 milioni), il 30% alla pensione di vecchiaia e ai prepensionamenti (5,1 milioni), il 26% ai superstiti (4,3 milioni) e il 6% alle invalidità (1 milione).

A conti fatti, la legge Fornero ha fatto uscire dalla porta ciò che successivamente il legislatore ha fatto rientrare dalla finestra. Peraltro, fu lo stesso Monti ad avere ammesso che nelle drammatiche settimane dello spread sopra 500 punti fu necessario mostrare la faccia dura per convincere i mercati dei buoni intenti del nuovo governo.

Ha senso una riforma delle pensioni che alza da un lato l’età pensionabile e dall’altro costringe i governi di ogni colore politico a trovare scappatoie per porvi rimedio? La legge Fornero non ha prodotto risultati apprezzabili sul piano dell’innalzamento dell’età pensionabile effettiva, ma ha accresciuto le disparità tra quei lavoratori che riescono a ottenere dal Parlamento una scorciatoia per andare in pensione grazie a qualche “santo” in Paradiso seduto tra quei banchi e i soliti figli di un dio minore.

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