Attività illegali e italiani. In questo caso appare come un binomio infallibile, un mercato che non conosce crisi. A dirlo l’Ufficio studi della Cgia di Mestre che ha stimato una spesa annua vicina ai 19 miliardi per droga e prostituzione. Solo per l’uso di sostanze stupefacenti si parla di 14,3 miliardi, a cui si aggiungono 4 miliardi per la prostituzione e 600 milioni per il contrabbando di sigarette e altre attività illegali come estorsioni e usura. Cifre immense e che fanno discutere.

Un mercato che non conosce crisi

Il mercato delle attività illegali, con un accordo tra le parti, come sottolinea la Cgia, è in crescita, nessuna crisi quindi. Negli ultimi anni è addirittura aumentato di 4 punti in percentuale, un dato che fa molto riflettere su dove gli italiani preferiscono spendere il proprio denaro non senza un ma. Secondo Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, il fatto che gli italiani spendono più di 1 punto Pil annuo in attività illegali non è un dato positivo in quanto producono problemi sociali e di ordine pubblico non indifferente. Si tratta, insomma, di un giro d’affari che supera ogni aspettativa e se dal lato economico è in crescita, bisogna appunto considerare quello sociale, le conseguenze legate al degrado urbano, il disagio e il senso di insicurezza che cresce in controtendenza con la qualità della vita dei cittadini.

Negli ultimi anni, tra il 2009 e il 2016, sono arrivate anche segnalazioni all’Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d’Italia, operazioni definite sospette e controllate dalle organizzazioni criminali, in aumento del 380%: dalle 21mila circa del 2009 sono passate alle 101mila del 2016. Una crescita sostanziale è avvenuta per il riciclaggio di denaro confermando come i gruppi criminali reinvestono i proventi nell’economia legale.

Le regioni con più segnalazioni

Anche a livello regionale si notano molte differenze: Lombardia, Liguria e Campania sono le regioni con più segnalazioni.

Per la Lombardia si tratta di 253,5 ogni 100mila abitanti. Una situazione ancor più critica a livello provinciale dove le situazioni più rischiose si segnalano a Como, Varese, Imperia e Verbano-Cusio-Ossola, Rimini, Milano, Napoli e Prato con 200 segnalazioni ogni 100mila abitanti a cui seguono le province di Treviso, Vicenza, Verona, Bergamo, Brescia, Novara, Genova, Parma, Firenze, Macerata, Roma, Caserta e Crotone con circa 170 segnalazioni.

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