Nuovo terreno di scontro tra gli USA di Donald Trump e l’Unione Europea. L’ultima polemica riguarda la presentazione della lista di 23 paradisi fiscali da parte dell’Unione Europea, che ha inserito nel proprio elenco 4 prottetorati americani. A scatenare il malcontento statunitense la decisione dell’Ue di non inserire nella lista nera un Paese come la Svizzera, presente nel territorio europeo. D’altronde, nell’elenco presentato dall’Europa non c’è traccia di alcuna nazione facente parte del continente europeo.

Da qui l’ira di Washington, che ha parlato pubblicamente di atto politico e ha consigliato allo stesso tempo alle banche americane di ignorare la lista nera redatta dall’Unione Europea.

La lista ufficiale dei paradisi fiscali 2019 secondo l’Unione Europea

A seguire, i Paesi inseriti nella lista dei paradisi fiscali per il 2019 da parte dell’Unione Europea:

  1. Isole Vergini Americane
  2. Isole Samoa
  3. Guam
  4. Puerto Rico
  5. Yemen
  6. Tunisia
  7. Trinidad e Tobago
  8. Siria
  9. Sri Lanka
  10. Arabia Saudita
  11. Panama
  12. Pakistan
  13. Nigeria
  14. Libia
  15. Iraq
  16. Iran
  17. Ghana
  18. Etiopia
  19. Corea del Nord
  20. Botswana
  21. Bahamas
  22. Afghanistan

Nelle prime quattro posizioni figurano dunque i quattro protettorati degli Stati Uniti d’America. Secondo quanto trapelato nelle ultime ore, gli USA hanno considerato il documento europeo più come un atto politico anziché un atto ufficiale fondato su valori reali. Un’accusa pesante, non l’unica che gli Stati Uniti d’America stanno rivolgendo all’Unione Europea.

Oltre alla Svizzera, mancano anche Paesi quali Monaco, Andorra, San Marino e lo stesso Liechtenstein, tutti compresi all’interno del territorio europeo e per il quale l’Unione Europea avrebbe chiuso un occhio, secondo la tesi degli USA.

L’inutilità della lista nera secondo gli USA

Stando alle informazioni raccolte dall’Ansa, il Tesoro degli Stati Uniti d’America ha consigliato alle banche d’affari statunitensi di non prendere in considerazione la lista dei paradisi fiscali tratteggiata dall’Unione Europea.

Non solo, rincarando quanto appena riportato, il Tesoro americano giudica sostanzialmente inutile il lavoro condotto dall’Unione Europea, dal momento che esiste già un organismo specifico. Il riferimento diretto è alla Financial action task force.

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