Enrico Mentana, direttore di La 7,  guarda con sospetto ai colleghi giornalisti che decidono di riciclarsi in politica. Una tendenza molto accentuata in questo ultimo periodo, che non è sfuggita neppure alla stampa estera. Philippe Ridet, corrispondente di Le Monde su Internazionale , si domanda perplesso  «Perché così tanti giornalisti saranno candidati alle elezioni?». E a molti non è sfuggita l’incoerenza di questa scleta visto che molti di questi candidati, nella loro carriera di giornalisti, si erano apertamente schierati «contro il Porcellum».

Buttarsi in politica è sempre meglio che lavorare: la polemica su Twitter con Oscar Giannino

Più malizioso e polemico il tono di Enrico Mentana su Twitter, che lascia intendere che sotto questa scelta si celino interessi economici.

Sul Social Network il direttore di La 7 ha lanciato la provocazione: «Cari Minzolini, Ruotolo, Mineo, Muchetti, Giannino, Sechi. Del giornalismo si diceva: sempre meglio che lavorare. Della vostra scelta, pure». Tra i numerosi commenti qualcuno ha ironizzato: «Con tutti i giornalisti che si candidano alle Politiche posso candidarmi per uno dei posti rimasti vacanti in redazione?» Pungente la considerazione di Gianni Riotta: «Tanti giornalisti entrando in politica non è che poi in fondo cambino davvero mestiere: facevano politica anche prima». Tra i diretti interessati, il primo a dire la sua è Oscar Giannino, leader di Fare per fermare il declino. «Per Mentana ambirei a soldi pubblici e non lavorare. Sono a reddito 0 e intacco risparmi per seggio incerto. Ridi su mie idee ma non dire fesserie». Tra i due si innesca un dibattito che dura quasi un’intera giornata: «Lo credo davvero: ma così sarete percepiti. Del tuo caso rispetto la scelta di metterti in gioco, unico tra i citati, senza rete». Ma Giannino non cede alle facili lusinghe e replica: «Mentana ha fatto retromarcia sulla dichiarazione di stamattina su Giannino. Allora perché l’ha fatta?» E allora il mitraglietta del tg è pronto a rincarare la dose: «Inutile che ipocriti e permalosi strillino: se fai il giornalista DAVVERO non puoi ?prestarti? alla politica. Punto. Se cambi, è per sempre».
Qualcuno tra i follower gli fa notare che la stessa incoerenza si riscontra nella scelta dei magistrati, vedi Antonio Ingroia. Mentana sembra essere d’accordo e precisa: «Lo scrissi qui, 30/12: per magistrati e giornalisti ingresso in politica dev’essere senza ritorno. Comunque marchia a posteriori lavoro fatto». Ma tra i follower in molti sono dalla parte di Oscar Giannino e gli altri sottolineando come sia impossibile comunque essere oggettivi, anche quando la propria preferenza politica non viene dichiarata espressamente tramite candidatura. Basti pensare in effetti al caso limite di Emilio Fede o, senza scendere nel trash, di Santoro. Del resto la posizione di Mentana non è nuova, anche se il Social Network contribuisce indubbiamente  a dargli maggiore clamore. Già ad inizio anno Giannino era stato ospite in collegamento video ad uno speciale organizzato su La7 In chiusura Mentana non si era risparmiato una frecciatina: “Ciao Oscar, lo sai che apprezzo sempre chi, con sana incoscienza, si butta in politica e cambia gli schemi fissi”. Giannino non aveva esitato a rispondere per le rime neppure in quell’occasione: “Lo vedi? Lo vedi? Mi prendi sempre in giro. Sana incoscienza a me? Ti meriti proprio il Monti bis. Anzi, Monti con Bersani, perché sai che finirà così”. Più o meno è andata così. E pare che anche Giannino e Mentana siano arrivati ad un punto di non ritorno.