L’ultimo editoriale di Marco Travaglio è dedicato alla carriera politica di Laura Boldrini che il giornalista paragona al personaggio manzoniano e bigotto di Donna Prassede, moglie di Don Ferrante.     Nel pezzo dedicato al presidente della Camera, e pubblicato oggi (11 marzo 2014),  il riferimento letterario è quindi chiaramente ai Promessi Sposi: lo stralcio sulla papessa viene riportato tra virgolette con invito alla Boldrini ad una lettura attenta.

Le battaglie femministe della Boldrini

Con il suo consueto stile cronologico, Travaglio ripercorre quindi le tappe della carriera politica della Boldrini, evidenziando con sarcasmo i traguardi più importanti : dalla crociata contro Miss Italia alla ricerca (chiamando in causa anche la Polizia Postale) degli autori del fotomontaggio che la ritraeva seminuda, dall’ordine di ristampa della carta intestata perché figurasse “La presidente della Camera” e non la più generica dicitura al maschile fino alle critiche per “l’imitazione “sessista” della ministra Boschi fatta a Ballarò da Virginia Raffaele”. Dal passato da volontaria all’ascesa politica, Travaglio ne descrive la trasformazione nella “donna che non ride mai” (nominata in tandem con Grasso “l’uomo che ride sempre”).

E così “la maestrina dalla penna rossa” sembra aver dimenticato presto il suo astio per scorta,  auto blu e voli di Stato. L’editoriale di Travaglio si chiude proprio con un passo estrapolato dal XXVII dei “Promessi sposi”, seguito da un accorato appello: “Se ogni tanto si ghigliottinasse la lingua prima di parlare farebbe del bene soprattutto a se stessa, che ne è la più bisognosa. In fondo non chiediamo molto, signora Papessa. Vorremmo soltanto essere lasciati in pace, a vivere e a ridere come ci pare, magari a goderci quel po’ di satira che ancora è consentito in tv, senza vederle alzare ogni due per tre il ditino ammonitorio e la voce monocorde da navigatore satellitare inceppato non appena l’opposizione si oppone”