La settimana scorsa vi avevamo dato notizia del fallimento della società Dps, l’industria che gestiva per conto di Trony i negozi di elettronica sparsi per le regioni di Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Piemonte, Liguria e Puglia, dopo che il Tribunale di Milano lo scorso 15 febbraio aveva decretato il fallimento della famiglia pugliese proprietaria di Dps (Piccinno ndr). Oltre alla crisi che ha investito Trony, vi avevamo parlato anche della situazione difficile attraversata da Mediaworld, altro grande gruppo che in Italia è associato alla figura dei negozi fisici di prodotti elettronici e informatici.

I motivi della crisi

Oggi, prendendo spunto da un recente approfondimento di Business Insider Italia a cura del giornalista Matteo Zorzoli, torniamo sull’argomento parlando ancora una volta di Amazon. In un primo momento, l’accostamento crisi Trony – Mediaword e onnipotenza Amazon era stato quasi immediato. In realtà, ci sono altri fattori che hanno portato alla situazione di crisi attuale della maggior parte delle catene di negozi di elettronica e informatica. Un fenomeno che – badate bene – non riguarda soltanto il mercato italiano ma anche quello continentale e americano. Basti pensare, ad esempio, alle innumerevoli chiusure dei supermercati che si stanno registrando in America, di cui vi abbiamo parlato nei giorni scorsi.

Oltre ad Amazon…

Se oggi Trony e Mediaworld sono in difficoltà, e più in generale i grandi marchi dell’elettronica di consumo, lo si deve anche all’algoritmo di Google e ad una vecchia normativa del 2001, che oggi si sta rivelando un autentico boomerang nei confronti delle grandi aziende. L’algoritmo di Google c’entra nella misura in cui, quando scriviamo iPhone X nella barra del motore di ricerca Google abbiamo come primo risultato di ricerca il Google Shopping Italia, vale a dire una selezione di aziende – sponsorizzate tra le altre cose da Amazon – poco conosciute che riescono ad offrire a prezzi più competitivi i telefoni rispetto ai grandi marchi.

C’è poi il caso della normativa 2001, che obbliga aziende come Trony e Mediaworld a proporre il sottocosto soltanto tre volte durante lo stesso anno e una comunicazione in anticipo al Comune dei prodotti sui quali si intende applicare lo sconto.

Leggi anche: Crisi Trony e Mediaworld: ecco perché centinaia di lavoratori sono in difficoltà