L’emergenza da Coronavirus, ben prima che si trasformasse in pandemia e colpisse in maniera seria l’economia delle principali potenze mondiali (basti pensare a Cina e Stati Uniti, in misura minore la Germania), aveva svelato l’importanza capitale rivestita dalle supply chain all’interno del commercio globale costruito faticosamente nel corso degli anni. Le supply chain sono (letteralmente) le catene di approvvigionamento. Un altro concetto chiave legato a quest’ultime è costituito dal supply chain management, vale a dire la gestione della catena di distribuzione tramite le attività logistiche svolte da un’azienda.

L’importanza delle supply chain

Prima che l’epidemia dilagasse negli Stati Uniti, su 1.000 imprese americane 938 avevano rallentato la propria operatività. Il motivo? L’operatività stessa del 93 per cento delle aziende dipendeva dalla Cina. Un altro studio sottolinea come il settore dell’automotive globale si basa su una filiera di oltre tremila centri di produzione dislocati in Cina (2.730) e Italia (452). Se una fabbrica cinese che si occupa della realizzazione di un elemento fondamentale del motore viene messa in quarantena, la conseguenza diretta è il blocco della produzione del motore. E un’auto senza motore ancora non è stata inventata.

Il commercio globale post Coronavirus

Cesare Alemanni, che ha realizzato sul tema un interessante approfondimento su Wired, a conclusione del suo articolo resta convinto che la risposta del commercio globale all’evidente fragilità della catena di distribuzione globale debba essere un ripensamento dell’intera infrastruttura e dei principi su cui oggi è basato. Al contrario, se dovesse passare la linea secondo cui è necessario potenziare ulteriormente la supply chain internazionale con il supporto delle ultime invenzioni tecnologiche, per Wiredla prossima onda sarà probabilmente peggio”. Del resto negli ultimi vent’anni sono stati diversi gli shock che hanno interessato l’economia, dall’11 settembre alla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. E come è scoppiata la pandemia da Coronavirus, non è da escludere che nei prossimi anni possa esserci la materializzazione di un nuovo cigno nero.

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