Indubbiamente il coronavirus è un evento di portata storica, assimilabile alle grandi epidemie del passato per virulenza e comportamento, ma dal punto di vista economico non c’è ad oggi alcun possibile confronto (in negativo, si intende). A farne le spese sono principalmente le PMI, da nord a sud, spettatrici impotenti della prima e seconda ondata (qualcuno già parla di una terza ondata). Con l’aiuto del Cerved analizziamo quali sono i settori delle piccole e medie imprese italiane, il cui fatturato crollerà fino al 16,3 per cento, dove si perderanno più posti di lavori, calcolati complessivamente in due milioni (di cui oltre mezzo milione soltanto nel comparto della ristorazione).

Rapporto fatturato 2020/19 settore per settore

L’elenco dei principali settori che hanno registrato un crollo di fatturato rispetto allo scorso anno:

 

  • Agenzie di viaggi e tour operator: -51,3%

  • Alberghi: -47,1%

  • Fiere e convegni: -39,8%

  • Gestione parcheggi: -39,0%

  • Strutture ricettive extra-alberghiere: -38,1%

Contrazione occupati post coronavirus settore per settore

Questi sono invece i dati relativi alla riduzione degli organici prevista post coronavirus rispetto agli occupati del 2019:

 

  • Logistica e trasporti: -21,8%

  • Sistema moda: -18,5%

  • Metalli: -17,3%

  • Sistema casa: -16,0%

  • Costruzioni: -14,5%

  • Mezzi di trasporto: -13,4%

  • Elettromeccanica: -13,1%

  • Prodotti intermedi: -12,0%

  • Comunicazione e intrattenimento: -10,3%

  • Distribuzione: -8,2%

  • Servizi: -7,0%

  • Utility e energia: -4,3%

  • Beni di consumo: -3,1%

  • Chimica e farmaceutica: -2,6%

  • Aziende agricole: -1,6%

Calo occupazione a livello territoriale

Infine, secondo lo scenario fornito dal Cerved in merito al calo dell’occupazione a livello nazionale regione per regione, sarà il Sud il territorio più colpito, su tutte le isole di Sicilia e Sardegna. Al Centro, invece, si prospettano tempi duri per Marche, Toscana e Umbria, mentre al Nord la situazione peggiore dovrebbe registrarsi in Valle d’Aosta e Liguria.

 

  • Abruzzo: -13,5%

  • Basilicata: -11,8%

  • Calabria: -12,7%

  • Campania: -11,4%

  • Emilia Romagna: -9,5%

  • Friuli Venezia Giulia: -12,0%

  • Lazio: -13,0%

  • Liguria: -10,3%

  • Lombardia: -13,2%

  • Marche: -11,7%

  • Molise: -10,8%

  • Piemonte: 13,1%

  • Puglia: -14,1%

  • Sardegna: -12,9%

  • Sicilia: -13,2%

  • Toscana: -10,6%

  • Trentino Alto Adige: -13,0%

  • Umbria: -15,8%

  • Valle d’Aosta: -11,3%

  • Veneto

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