Auto e italiani, un binomio da sempre vincente. Soprattutto per i rivenditori di macchine usate, che molte volte vengono vendute a un prezzo più alto facendo credere al cliente di essere semi-nuove, portando come prova il numero dei km percorsi. Peccato però che il contachilometri venga spesso alterato e che un’automobile venduta come se avesse percorso 30 mila km magari ne può avere già compiuto oltre 100 mila. Una storia vecchia ma che evidentemente funziona fin troppo bene per essere sostituita da un’altra.

Ed è così che si scopre come l’Italia sia al primo posto nella classifica dei Paesi europei per il numero dei contachilometri truccati.

Traffico complessivo da 9 miliardi di euro

Il giro d’affari complessivo della truffa del contachilometri taroccato sfonda il muro dei 9 miliardi di euro. Di questi, 2 miliardi di euro “appartengono” all’Italia, che da sola quindi riesce a generare quasi un terzo dell’importo totale segnalato da uno studio del Parlamento europeo. Non solo, oltre al dato economico fa riflettere anche un altro punto: quasi metà delle auto contraffatte sono vendute proprio da noi in Italia. Un numero che aiuta a capire le dimensioni grottesche di una situazione che potremmo definire tutta all’italiana, se si pensa che i Paesi membri dell’Unione Europea non sono 2 o 3 ma 28.

Gli automobilisti hanno pochi strumenti per difendersi

Le persone che decidono di acquistare un’auto usata sono consapevoli di andare incontro a una possibile truffa e lo studio del Parlamento europeo non farà altro che accentuare tale sensazione. Esistono allora degli strumenti per difendersi? Di fatto no ed è questo un altro aspetto triste della vicenda. Quasi sempre infatti i rivenditori riescono a farla franca, considerate anche le sanzioni nulle nei loro confronti, che a fronte di un raggiro miliardario se la possono cavare con una multa massima di 1.032 euro e una reclusione dai 6 mesi ai 3 anni (c’è da aggiungere però che quasi mai si arriva a giudizio, con la vittima che spesso preferisce lasciar perdere di fronte all’eventualità di un processo della durata di svariati anni).

L’unico modo per tutelarsi un minimo è affidarsi al proprio meccanico di fiducia, nella speranza che abbia la possibilità di valutare a fondo la bontà del veicolo e l’onesta del rivenditore. Non sempre però si ha la fortuna di avere a disposizione una figura di questo tipo e anche quando la si ha l’automobilista tende comunque a fidarsi del rivenditore.

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